Claudio
Claudio (imp. 41 - 54 d.C.)
Successore di Caligola [vedi], terzo esponente della dinastia Giulio-Claudia, era figlio di Druso Maggiore e Antonia Minore.
Di temperamento concreto e attento, contribuì in modo decisivo alla costituzione di un apparato governativo totalmente centralizzato e burocratizzato. Nonostante questa tendenza sostanzialmente accentratrice, (—) riprese, in contrasto con l’atteggiamento di Caligola, la politica augustea di rispetto del Senato, ampliando le funzioni del ceto equestre nell’amministrazione dell’Impero, soprattutto nelle sei nuove province da lui create (le due Mauretanie [vedi], la Britannia [vedi], la Giudea, la Tracia, la Licia [vedi]), governate le ultime tre da procuratori di nomina imperiale. Valente stratega, in soli sedici giorni completò la conquista della Britannia (44 d.C.). Assunse la carica di censore per concedere la cittadinanza romana alle aristocrazie provinciali. È noto il suo discorso programmatico per l’estensione della cittadinanza alla Gallia Comata, conosciuto come “Tavola di Lione”.
Negli ultimi anni del suo governo, non riuscì a fronteggiare i maneggi di palazzo e fu avvelenato dalla moglie Agrippina che aveva già predisposto la successione sul soglio imperiale del figlio Nerone.
Successore di Caligola [vedi], terzo esponente della dinastia Giulio-Claudia, era figlio di Druso Maggiore e Antonia Minore.
Di temperamento concreto e attento, contribuì in modo decisivo alla costituzione di un apparato governativo totalmente centralizzato e burocratizzato. Nonostante questa tendenza sostanzialmente accentratrice, (—) riprese, in contrasto con l’atteggiamento di Caligola, la politica augustea di rispetto del Senato, ampliando le funzioni del ceto equestre nell’amministrazione dell’Impero, soprattutto nelle sei nuove province da lui create (le due Mauretanie [vedi], la Britannia [vedi], la Giudea, la Tracia, la Licia [vedi]), governate le ultime tre da procuratori di nomina imperiale. Valente stratega, in soli sedici giorni completò la conquista della Britannia (44 d.C.). Assunse la carica di censore per concedere la cittadinanza romana alle aristocrazie provinciali. È noto il suo discorso programmatico per l’estensione della cittadinanza alla Gallia Comata, conosciuto come “Tavola di Lione”.
Negli ultimi anni del suo governo, non riuscì a fronteggiare i maneggi di palazzo e fu avvelenato dalla moglie Agrippina che aveva già predisposto la successione sul soglio imperiale del figlio Nerone.