Calendario romano

Calendario romano

Il (—) più antico era agricolo: comprendeva 10 mesi irregolari per un totale di 304 giorni. Esso andava da marzo a dicembre, con un’interruzione invernale (quando cioè non era possibile lavorare la terra).
Numa Pompilio
[vedi] introdusse un calendario lunare di 12 mesi; secondo un’altra tradizione i decemviri [vedi] cercarono di introdurre un calendario verso il 450 a.C. La non coincidenza del calendario lunare con l’anno solare produsse degli incovenienti, cui i pontefici cercarono di porre rimedio.
Durante l’epoca di Cesare, l’anno romano comprendeva 355 giorni ripartiti tra 12 mesi: Januarius (29 giorni), februarius (28), martius (31), aprilis (129), maius (31), Junuis (29), quintilis (31), sextilis (29), september (29), october (31), november (29), december (29).
Nel 46 a.C. la differenza tra l’anno solare e l’anno civile era diventata di 3 mesi, per cui Cesare decise di istituire un anno di 445 giorni (46 a.C.) e a partire dal 1° gennaio del 45 a.C. ogni anno avrebbe avuto 365 giorni.
Istituì anche un anno bisestile, dapprima ogni 3 anni, poi ogni 4.
Il calendario guiliano superò l’anno solare di 11 ore. Tale differenza divenne nel sec. XVI di 10 giorni, fino alla riforma di Gregorio XIII nel 1582.
Alcuni giorni erano contrassegnati da un nome: il 1° giorno era detto kalendae, il 9° nonae e il 13° idus.
Inoltre erano contraddistinti da una lettera: F (fasti), in cui i tribunali siedevano; C (comitiales), in cui si tenevano i comizi; N (nefasti) in cui i Tribunali non potevano essere convocati.