Voltaire

Voltaire (Parigi 1694 - 1778)

Pseudonimo di François-Marie Arouet.
Scrittore e filosofo francese. Fra le numerose opere, che lo posero tra i maggiori esponenti dell’Illuminismo [vedi] europeo, va annoverato il Trattato sulla tolleranza (1763).
A differenza della maggior parte degli illuministi, (—) non fu un uomo di legge, né scrisse opere o trattati specificamente giuridici. Tuttavia, la sua influenza sulla cultura giuridica del secolo XVIII fu senza dubbio tra le più rilevanti.
L’importanza dell’intervento volteriano non va ricercata in una mera critica tecnica dell’ordine giuridico, quanto piuttosto nell’esercizio di una vivace critica ideologica. Il tema principale, e quasi unico, della filosofia giuridica di (—) è l’affermazione della libertà, libertà dall’ignoranza e dalla superstizione e, quindi, da tutto quello che, in qualche maniera, può apporre delle barriere all’espressione della libertà intellettuale, culturale e religiosa dell’uomo. In particolare, (—) fu tanto fermo nel proclamare la propria fede in Dio quanto implacabile e irridente avversario di tutte le Chiese, di quella cattolica in primo luogo, che egli considerava come infamia da distruggere. Le istituzioni ecclesiastiche apparivano al filosofo francese segno tangibile di oscurantismo e negazione di libertà. Durissima fu la sua polemica nei confronti dell’Inquisizione [vedi], considerata uno strumento di potere della Chiesa per assoggettare le Nazioni e priva di qualsiasi legittimità morale.
Contro il dispotismo dei numerosi centri di poteri esistenti nella Francia del XVIII secolo, (—) formulò le sue teorie relative alla libertà civile ed a favore dello Stato di diritto, in cui veniva ad incarnarsi il diritto naturale.
“Il diritto naturale è quello che la natura indica a tutti gli uomini. Avete allevato vostro figlio: egli vi deve dunque rispetto perché siete suo padre, riconoscenza perché siete suoi benefattori. Avete diritto ai prodotti della terra che avete coltivato con le vostre mani. Avete fatto e ricevuto una promessa: essa dev’essere mantenuta. Il diritto umano non può essere fondato, in nessun caso, che su questo diritto di natura; il fondamentale principio, il principio universale di entrambi i diritti è su tutta la terra. Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te […]. Il diritto all’intolleranza è dunque assurdo e barbaro; è il diritto delle tigri” (Voltaire).
Come esiste una morale eterna ed universale, pienamente attingibile dalla natura umana, allo stesso modo esiste ed è riconoscibile un diritto di natura, universalmente valido ed eterno, composto da poche proibizioni e da molte norme riguardanti le libertà individuali. Il diritto positivo [vedi] dei diversi Stati, invece, non è altro che un coacervo di norme artificiali e senza senso. Pur sostenendo apertamente tutti i tentativi di riforma economica, religiosa e giuridica dello Stato francese, (—) propose sempre il modello teorico di uno Stato governato da un sovrano illuminato, volto ad improntare le proprie attività al benessere dei sudditi ed alle esigenze della società.
(—) vide questo suo ideale incarnarsi in diversi sovrani europei, tra i quali Federico II di Prussia e Caterina di Russia.
Inoltre, (—) proclamava la necessità che il sovrano procedesse ad una compilazione di leggi (codificazione), ispirata ai princìpi di diritto naturale anche contro il parere del ceto dei giuristi.