Università di Urbino
Università di Urbino
Alle origini dell’(—) vi è l’opera di tre autorità: i pontefici e la curia romana, la casata dei Montefeltro e la comunità degli urbinati. Sin dalla seconda metà del XV secolo il convento di S. Francesco dei minori conventuali di Urbino ebbe risonanza per i suoi studi. Aspiranti studiosi di filosofia e di teologia affluivano da ogni parte d’Italia presso il convento, la cui fama gli meritò presto il titolo di Gymnasium publicum. La bolla [vedi] di Giulio II Leggia sacram Beati Petri Sedem (19 febbraio 1500), è riconosciuta come il primo atto di fondazione dell’ateneo. Con essa si formalizzò e si rafforzò la presenza del Collegio di dottori, presente sin dal 1443, la cui autorità a seguito della bolla risulterà rafforzata. Il 6 aprile del 1671, papa Clemente X emanò la bolla Aeternae Sapientiae, che formalizzò la trasformazione dello studio generale [vedi Studium] in università. Si trattò di un evento di grande importanza, destinato a modificare sostanzialmente la struttura organizzativa e didattica dell’(—) e che confermò le strette relazioni tra la chiesa, i pontefici e l’(—). Grazie al pontificato dell’urbinate Gian Francesco Albani, eletto papa nel 1700 con il nome di Clemente XI, la città di Urbino e l’ateneo conobbero un rinnovato momento di prosperità. L’opera del pontefice fu sostanzialmente rivolta alla fondazione della biblioteca conventuale e alla preparazione della Inter Multiplices, con la quale venivano riconosciuti i privilegi già concessi in tempi diversi dai precedenti pontefici. Nel secolo XIX l’(—) si trasformò in un vivace centro di dibattiti politici, soprattutto durante il periodo dei moti risorgimentali. Gli avvenimenti che portarono all’unità d’Italia influirono radicalmente sulla storia dell’(—); il primo cambiamento, comune alla maggioranza delle università italiane, fu la trasformazione dell’ateneo in “università libera”, sottoposta al controllo del ministero della pubblica istruzione. Fu un evento che portò inevitabilmente alla riorganizzazione e alla trasformazione, soprattutto dell’offerta didattica. Nacque così il corso di laurea in giurisprudenza, a cui si aggiunsero tra gli anni ’30 e gli anni ’60: farmacia, magistero, lettere e filosofia, economia. Gli anni ‘90 hanno segnato l’ingresso di nuovi corsi di laurea: lingue e letterature straniere, sociologia, scienze politiche, scienze ambientali, scienze della formazione, scienze motorie.
Alle origini dell’(—) vi è l’opera di tre autorità: i pontefici e la curia romana, la casata dei Montefeltro e la comunità degli urbinati. Sin dalla seconda metà del XV secolo il convento di S. Francesco dei minori conventuali di Urbino ebbe risonanza per i suoi studi. Aspiranti studiosi di filosofia e di teologia affluivano da ogni parte d’Italia presso il convento, la cui fama gli meritò presto il titolo di Gymnasium publicum. La bolla [vedi] di Giulio II Leggia sacram Beati Petri Sedem (19 febbraio 1500), è riconosciuta come il primo atto di fondazione dell’ateneo. Con essa si formalizzò e si rafforzò la presenza del Collegio di dottori, presente sin dal 1443, la cui autorità a seguito della bolla risulterà rafforzata. Il 6 aprile del 1671, papa Clemente X emanò la bolla Aeternae Sapientiae, che formalizzò la trasformazione dello studio generale [vedi Studium] in università. Si trattò di un evento di grande importanza, destinato a modificare sostanzialmente la struttura organizzativa e didattica dell’(—) e che confermò le strette relazioni tra la chiesa, i pontefici e l’(—). Grazie al pontificato dell’urbinate Gian Francesco Albani, eletto papa nel 1700 con il nome di Clemente XI, la città di Urbino e l’ateneo conobbero un rinnovato momento di prosperità. L’opera del pontefice fu sostanzialmente rivolta alla fondazione della biblioteca conventuale e alla preparazione della Inter Multiplices, con la quale venivano riconosciuti i privilegi già concessi in tempi diversi dai precedenti pontefici. Nel secolo XIX l’(—) si trasformò in un vivace centro di dibattiti politici, soprattutto durante il periodo dei moti risorgimentali. Gli avvenimenti che portarono all’unità d’Italia influirono radicalmente sulla storia dell’(—); il primo cambiamento, comune alla maggioranza delle università italiane, fu la trasformazione dell’ateneo in “università libera”, sottoposta al controllo del ministero della pubblica istruzione. Fu un evento che portò inevitabilmente alla riorganizzazione e alla trasformazione, soprattutto dell’offerta didattica. Nacque così il corso di laurea in giurisprudenza, a cui si aggiunsero tra gli anni ’30 e gli anni ’60: farmacia, magistero, lettere e filosofia, economia. Gli anni ‘90 hanno segnato l’ingresso di nuovi corsi di laurea: lingue e letterature straniere, sociologia, scienze politiche, scienze ambientali, scienze della formazione, scienze motorie.