Università di Pisa

Università di Pisa

L’istituzione ufficiale dell’(—) avvenne per volontà di papa Clemente VI, con la bolla [vedi] In supremae dignitatis, emessa a Villanova presso Avignone il 3 settembre 1343. In tale atto il pontefice, dopo aver sottolineato i meriti di Pisa quale città di notevoli tradizioni romane e ricca di una straordinaria vitalità economica, stabilì di realizzarvi uno studium generale [vedi Studium], dotato degli insegnamenti di teologia, medicina, diritto canonico e civile. A questo primo documento fece seguito una seconda bolla di Clemente VI, Atendentes Provide (2 dicembre 1343), diretta ai professori e agli studenti dell’(—), con la quale venne permesso agli ecclesiastici di frequentare lo studio. Si trattò di un’importantissima concessione volta a favorire il nascente ateneo, che si poneva in netto contrasto con i precedenti divieti dei papi Alessandro III [vedi] e Onorio III (1216-1227), i quali avevano proibito ai sacerdoti di frequentare le scuole dei laici. Con il riconoscimento di Carlo IV nel 1355, l’(—) venne a costituirsi come “luogo di studi aperto a tutti”, con una propria corporazione di insegnanti e precise norme statutarie che ne regolavano l’attività. Agli antichi e gloriosi inizi fece tuttavia seguito un periodo di progressivo decadimento, a causa delle continue lotte interne che cominciarono a travagliare la città di Pisa, per le guerre contro Firenze e per le disastrose pestilenze che l’avevano devastata. Fu solo a partire dal 1473 che l’(—) conobbe una nuova rinascita ad opera di Lorenzo de’ Medici, che volle nella città pisana un rinnovato e degno studio, con ordinamenti simili a quelli fiorentini. Fu rinforzato il corpo insegnante, vennero inoltre stabiliti alcuni fondamentali obblighi, fra i quali quello di stabilire la propria residenza a Pisa durante l’intero anno accademico, di effettuare un numero minimo di lezioni e di indossare sempre l’abito prescritto. È indubbio che tali provvedimenti ebbero il merito di risollevare notevolmente il prestigio dell’ateneo, tanto che tra il 1543 ed il 1599 aumentò notevolmente il numero degli iscritti. Intensa fu la vita dell’ateneo tra il XVII e il XVIII secolo, grazie all’attività di alcune tra le più rappresentative personalità dell’epoca: il matematico Alfonso Borelli, lo studioso di anatomia Lorenzo Bellini e naturalmente Galileo Galilei. L’(—) decadde nuovamente durante l’ultimo periodo dei granduchi medicei, per risollevarsi con la dinastia lorenese ed in modo particolare grazie all’attività del provveditore Angelo Fabroni (1769-1803). Per buona parte del XIX secolo l’ateneo continuò ad espandersi, dando inoltre largo contributo alle guerre risorgimentali, fino a raggiungere il suo massimo splendore dopo l’avvento dell’unità nazionale.