Università di Perugia

Università di Perugia

L’(—) fu fondata nel 1308 con una bolla [vedi] di papa Clemente V (1305-1314), cui seguirono i diplomi dell’imperatore Carlo IV (1347-1378). Lungo l’arco di tutto il XIV secolo lo studium generale [vedi Studium] godette di vasta fama, e fu considerato tra le più importanti scuole del paese. Oltre agli studi di diritto, nei secoli successivi furono coltivati anche quelli di medicina. Tuttavia è solo agli inizi del XIX secolo che l’(—) conobbe un assetto definitivo. A seguito degli avvenimenti napoleonici, la Consulta straordinaria per gli Stati romani sviluppò per l’(—) un sistema di studi conforme a quello già in vigore in Francia. Il piano della Consulta previde la divisione dell’(—) in cinque facoltà, tracciando così le linee di un ordinamento che, pur attraverso molteplici modifiche, si è tramandato fino a giorni nostri. Con l’annessione di Perugia all’Italia nel 1860, grazie all’opera del commissario generale per l’Umbria Gioacchino Pepoli, si provvide al riordino dell’ateneo. L’antico studio fu dichiarato “libera università”, amministrata dal comune e sottoposta al controllo dei rettori, abilitati a formulare gli statuti, la cui approvazione ultima sarebbe spettata al governo. Tra il 1925 ed il 1936 l’(—) potenziò l’attività didattica. La facoltà di architettura venne accorpata al regio istituto superiore agrario, fondato nel 1896. Nel secondo dopoguerra l’ateneo conobbe uno sviluppo ulteriore, che lo ha portato fino all’assetto attuale delle undici facoltà. Una menzione particolare merita l’università per stranieri, istituita nel 1925 e riconosciuta nel 1992 come università statale avente il compito di diffondere nel mondo la lingua e la cultura italiane.