Università di Pavia
Università di Pavia
Nell’825 Lotario I [vedi], riordinando l’istruzione superiore nel Regno italico, stabilì a Pavia la scuola alla quale dovevano convenire la maggior parte dei giovani studiosi dell’Italia settentrionale. Da subito la scuola di diritto ebbe notevole sviluppo, tanto che se ne diffuse la fama per lungo tempo durante tutto il Medioevo. Malgrado questa antica discendenza, è possibile parlare, con maggiore correttezza storica, di un vero e proprio studium generale [vedi Studium], solo a partire dal 1361, quando su sollecitazione di Galeazzo II Visconti, duca di Milano, l’imperatore Carlo IV diede la sua approvazione alla realizzazione sistematica dell’attività didattica. La fama dell’(—) si estenderà in tutta Europa lungo tutto il secolo XIV, come dimostrato sia dalla consistente affluenza di studenti stranieri, sia dalla presenza di eminenti giuristi, come Baldo degli Ubaldi [vedi]. Dopo una brusca battuta di arresto, a partire dal 1525 l’(—) conobbe un nuovo momento di prosperità, che raggiungerà pieno vigore con la politica illuminata dei sovrani asburgici Maria Teresa (1745-1780) e Giuseppe II (1765-1790). Fra i docenti più famosi dell’epoca vanno ricordati Lazzaro Spallazani per le scienze naturali, Alessandro Volta per la fisica ed Antonio Scarpa per l’anatomia; durante l’età napoleonica insegnarono Vincenzo Monti, Ugo Foscolo e Gian Domenico Romagnosi. Successivamente un posto d’onore occuparono gli studi giuridici: quelli concernenti la storia del diritto, con Pasquale Del Giudice ed Arrigo Solmi, e quelli attinenti il diritto romano, con Contardo Ferrini e Pietro Bonfante. Dopo la seconda guerra mondiale l’(—) conobbe un nuovo rilancio grazie soprattutto all’opera del rettore Plinio Fraccaro, il cui ruolo è stato essenziale per il potenziamento delle strutture didattiche e scientifiche dell’ateneo.
Nell’825 Lotario I [vedi], riordinando l’istruzione superiore nel Regno italico, stabilì a Pavia la scuola alla quale dovevano convenire la maggior parte dei giovani studiosi dell’Italia settentrionale. Da subito la scuola di diritto ebbe notevole sviluppo, tanto che se ne diffuse la fama per lungo tempo durante tutto il Medioevo. Malgrado questa antica discendenza, è possibile parlare, con maggiore correttezza storica, di un vero e proprio studium generale [vedi Studium], solo a partire dal 1361, quando su sollecitazione di Galeazzo II Visconti, duca di Milano, l’imperatore Carlo IV diede la sua approvazione alla realizzazione sistematica dell’attività didattica. La fama dell’(—) si estenderà in tutta Europa lungo tutto il secolo XIV, come dimostrato sia dalla consistente affluenza di studenti stranieri, sia dalla presenza di eminenti giuristi, come Baldo degli Ubaldi [vedi]. Dopo una brusca battuta di arresto, a partire dal 1525 l’(—) conobbe un nuovo momento di prosperità, che raggiungerà pieno vigore con la politica illuminata dei sovrani asburgici Maria Teresa (1745-1780) e Giuseppe II (1765-1790). Fra i docenti più famosi dell’epoca vanno ricordati Lazzaro Spallazani per le scienze naturali, Alessandro Volta per la fisica ed Antonio Scarpa per l’anatomia; durante l’età napoleonica insegnarono Vincenzo Monti, Ugo Foscolo e Gian Domenico Romagnosi. Successivamente un posto d’onore occuparono gli studi giuridici: quelli concernenti la storia del diritto, con Pasquale Del Giudice ed Arrigo Solmi, e quelli attinenti il diritto romano, con Contardo Ferrini e Pietro Bonfante. Dopo la seconda guerra mondiale l’(—) conobbe un nuovo rilancio grazie soprattutto all’opera del rettore Plinio Fraccaro, il cui ruolo è stato essenziale per il potenziamento delle strutture didattiche e scientifiche dell’ateneo.