Università di Messina

Università di Messina

Le origini dell’(—) sono legate alla presenza di due importanti scuole, rispettivamente di diritto e di greco, che operarono, la prima sul finire del XIII secolo, la seconda agli inizi del secolo XV. Tuttavia è solo nel novembre del 1548 che venne istituita una locale studiorum universitas, per opera di papa Paolo III. Sin dagli inizi della sua costituzione, l’(—) conobbe però molte difficoltà, che ne ostacolarono il regolare funzionamento: la complessa ed articolata controversia con i Gesuiti [vedi], ai quali si voleva sottrarre il controllo dell’istituzione e la concorrenza della vicina Catania, che aspirava ad un ruolo di primo piano nella diffusione del sapere nell’intera isola, costituirono alcune delle spinose questioni con cui l’(—) dovette confrontarsi per circa un cinquantennio. Dopo una serie di alterne vicende, l’(—) conobbe una nuova rinascita con la sua rifondazione nel 1838 ad opera del re Ferdinando II. Con la rivolta antiborbonica di Messina (1847), l’(—) fu nuovamente chiusa per due anni. Fu riaperta a condizione di non immatricolare studenti provenienti dalla Calabria o da altre province siciliane. A partire dal 1885 l’(—) ebbe una fase di lenta ma progressiva ripresa, attestata anche dal numero degli studenti immatricolati. Un grave colpo all’attività dell’ateneo venne inferto dal sisma del 1908, che tra l’altro comportò la morte di quattordici professori. Tale circostanza portò allo sviluppo di una polemica circa l’utilità effettiva di un’università ritenuta da alcuni antieconomica. Ciò nonostante la ripresa fu rapida, tanto che tra il 1911 ed il 1915 si verificò un notevole incremento delle immatricolazioni, che superarono le milleduecento unità nel 1919. A partire dal secondo dopoguerra l’(—) si avviò a ricoprire un ruolo importante nelle vicende culturali del paese, riuscendo anche a superare i momenti estremamente delicati della ricostruzione postbellica.