Sistema curtense
Sistema curtense
Caposaldo dell’economia agraria del Medioevo. Tale sistema, strutturato sull’esempio del latifondo romano tardo-antico, si affermò intorno al secolo VIII. Prevedeva un comprensorio centrale (pars dominica o curtis), sfruttato direttamente dal signore con mano d’opera servile, cui si ricollegava una fitta rete di fondi detti mansi (o pars massaricia) dati in concessione ad uomini liberi dietro il pagamento di censi in moneta e in natura e di esecuzione di prestazione di lavoro (ongarica).
Il (—) riguardò tutta la grande proprietà fondiaria, sia laica che ecclesiastica.
Le ragioni della convivenza di una gestione curtense della pars dominica con una gestione tributaria della pars massaricia erano da ravvisarsi nella necessità del signore (dominus) di incrementare le fonti della sua ricchezza e le possibilità di sfruttamento dei suoi latifondi e, per converso, nella necessità del titolare del manso di appoggiarsi alla corte dominica per averne tutela ed assistenza in caso di bisogno. A quest’ultimo scopo il titolare di un manso era obbligato a portare alla curtis una serie cospicua di canoni: doveva innanzitutto versare una quota-parte del raccolto (variabile, a seconda del genere dei frutti, dal quarto al terzo fino alla metà); inoltre, doveva una parte della sua giornata lavorativa (fino a tre o quattro giorni per settimana), che giocoforza sottraeva al manso. In cambio riceveva aiuti, soprattutto in campo economico e quando necessitava delle sementi o di un’anticipazione di esse, quando aveva bisogno di attrezzi agricoli, di magazzini per il deposito dei raccolti o di un mercato per collocare i suoi prodotti.
Caposaldo dell’economia agraria del Medioevo. Tale sistema, strutturato sull’esempio del latifondo romano tardo-antico, si affermò intorno al secolo VIII. Prevedeva un comprensorio centrale (pars dominica o curtis), sfruttato direttamente dal signore con mano d’opera servile, cui si ricollegava una fitta rete di fondi detti mansi (o pars massaricia) dati in concessione ad uomini liberi dietro il pagamento di censi in moneta e in natura e di esecuzione di prestazione di lavoro (ongarica).
Il (—) riguardò tutta la grande proprietà fondiaria, sia laica che ecclesiastica.
Le ragioni della convivenza di una gestione curtense della pars dominica con una gestione tributaria della pars massaricia erano da ravvisarsi nella necessità del signore (dominus) di incrementare le fonti della sua ricchezza e le possibilità di sfruttamento dei suoi latifondi e, per converso, nella necessità del titolare del manso di appoggiarsi alla corte dominica per averne tutela ed assistenza in caso di bisogno. A quest’ultimo scopo il titolare di un manso era obbligato a portare alla curtis una serie cospicua di canoni: doveva innanzitutto versare una quota-parte del raccolto (variabile, a seconda del genere dei frutti, dal quarto al terzo fino alla metà); inoltre, doveva una parte della sua giornata lavorativa (fino a tre o quattro giorni per settimana), che giocoforza sottraeva al manso. In cambio riceveva aiuti, soprattutto in campo economico e quando necessitava delle sementi o di un’anticipazione di esse, quando aveva bisogno di attrezzi agricoli, di magazzini per il deposito dei raccolti o di un mercato per collocare i suoi prodotti.