Precària

Precària

Istituto giuridico medievale, consistente in una benevola elargizione di terre effettuata dietro preghiera (prèce del futuro concessionario) e sottoposta ad un canone annuo. Tale figura derivava dal precarium romano, dal quale si distingueva perché quest’ultimo era gratuito, provvisorio e, almeno originariamente, non era un contratto.
La (—) venne ripresa dai re germanici e divenne la forma di assegnazione preferita dagli enti ecclesiastici.
In età merovingia e carolingia l’istituto venne utilizzato come strumento di finanziamento dell’esercito: anziché la rituale preghiera del concessionario vi era la decisione del maggiordomo di corte [vedi] e, quindi, del sovrano (che la sanciva in un capitolare).
Uno dei primi capitolari in cui si fa riferimento alla (—) è quello Liptiense del 743, in cui veniva fissata la riserva di una quota delle proprietà di chiese e monasteri all’uso dell’esercito, si stabiliva il censo annuo da pagare, si attribuiva al potere sovrano la prerogativa di determinare la durata del rapporto e di disporre il rinnovo tutte le volte che ciò fosse apparso necessario.
Sebbene le terre date in (—) fossero concesse, in origine, per una durata temporanea, il costante stato di guerra rendeva sconsigliabile di privarne i combattenti e, di fatto, le concessioni divennero vitalizie.