Nobiltà
Nobiltà
Ceto sociale i cui membri godono di particolari privilegi ed attributi trasmessi ereditariamente.
L’origine di essa è prevalentemente militare: il valore ed il coraggio dimostrati in guerra e la fedeltà al sovrano costituivano i più alti titoli di (—).
A Roma, in origine, netta era la distinzione tra patrizi (cittadini romani) e plebei (nati dai vinti). In seguito si delineò la distinzione tra nobili (discendenti da coloro che avevano rivestito un’alta carica dello Stato) e non nobili.
Il crollo dell’impero romano, dovuto alle invasioni barbariche del V secolo determinò il concentrarsi dei poteri militari e giurisdizionali in singole famiglie, ricollegantesi all’aristocrazia senatoria romana ed alle popolazioni di guerrieri germani stanziatisi entro i confini dell’impero nei paesi occupati dai Longobardi [vedi] e poi dai Franchi [vedi].
Nell’alto medioevo, la dignità della (—) derivava dalle funzioni pubbliche e dalla partecipazione alla vita dello Stato.
Fu con la dissoluzione dell’impero carolingio (secoli IX-X) e l’affermarsi del feudalesimo [vedi] che la (—) ottenne un primo riconoscimento giuridico da parte dei sovrani (che la consideravano un loro presidio) e una struttura gerarchica.
Essa venne investita non solo di dignità ma di poteri, dominii e privilegi garantiti mediante il maggiorasco [vedi].
A partire dal secoli XV la storia della (—) si incrociò con il processo di formazione dei moderni Stati europei i quali, pur non abolendo le antiche strutture feudali e gli atavici privilegi, attuarono una politica accentratrice a danno delle giurisdizioni speciali di cui i nobili erano titolari. Alla perdita del monopolio politico fece riscontro una più accentuata vita di corte e l’esercizio di alte cariche burocratiche. Si delineò la distinzione tra nobiltà di spada [vedi] e nobiltà di toga [vedi].
L’abuso di poteri e privilegi, sempre più incompatibili con le mutate condizioni storiche, determinò nel secolo XVIII un’aspra reazione che culminò nella Rivoluzione francese [vedi]. Questa abolì tutti i privilegi della (—) e gli stessi titoli nobiliari. Napoleone e poi la Restaurazione la fecero rivivere con dignità e titoli, ma senza feudi e privilegi.
Attualmente, in Italia la Costituzione nega il riconoscimento dei titoli nobiliari, mentre in Gran Bretagna la (—) siede nella Camera dei Lords [vedi] per diritto ereditario.
Ceto sociale i cui membri godono di particolari privilegi ed attributi trasmessi ereditariamente.
L’origine di essa è prevalentemente militare: il valore ed il coraggio dimostrati in guerra e la fedeltà al sovrano costituivano i più alti titoli di (—).
A Roma, in origine, netta era la distinzione tra patrizi (cittadini romani) e plebei (nati dai vinti). In seguito si delineò la distinzione tra nobili (discendenti da coloro che avevano rivestito un’alta carica dello Stato) e non nobili.
Il crollo dell’impero romano, dovuto alle invasioni barbariche del V secolo determinò il concentrarsi dei poteri militari e giurisdizionali in singole famiglie, ricollegantesi all’aristocrazia senatoria romana ed alle popolazioni di guerrieri germani stanziatisi entro i confini dell’impero nei paesi occupati dai Longobardi [vedi] e poi dai Franchi [vedi].
Nell’alto medioevo, la dignità della (—) derivava dalle funzioni pubbliche e dalla partecipazione alla vita dello Stato.
Fu con la dissoluzione dell’impero carolingio (secoli IX-X) e l’affermarsi del feudalesimo [vedi] che la (—) ottenne un primo riconoscimento giuridico da parte dei sovrani (che la consideravano un loro presidio) e una struttura gerarchica.
Essa venne investita non solo di dignità ma di poteri, dominii e privilegi garantiti mediante il maggiorasco [vedi].
A partire dal secoli XV la storia della (—) si incrociò con il processo di formazione dei moderni Stati europei i quali, pur non abolendo le antiche strutture feudali e gli atavici privilegi, attuarono una politica accentratrice a danno delle giurisdizioni speciali di cui i nobili erano titolari. Alla perdita del monopolio politico fece riscontro una più accentuata vita di corte e l’esercizio di alte cariche burocratiche. Si delineò la distinzione tra nobiltà di spada [vedi] e nobiltà di toga [vedi].
L’abuso di poteri e privilegi, sempre più incompatibili con le mutate condizioni storiche, determinò nel secolo XVIII un’aspra reazione che culminò nella Rivoluzione francese [vedi]. Questa abolì tutti i privilegi della (—) e gli stessi titoli nobiliari. Napoleone e poi la Restaurazione la fecero rivivere con dignità e titoli, ma senza feudi e privilegi.
Attualmente, in Italia la Costituzione nega il riconoscimento dei titoli nobiliari, mentre in Gran Bretagna la (—) siede nella Camera dei Lords [vedi] per diritto ereditario.