Murat Gioacchino
Murat Gioacchino (La Bastide 1767 - Pizzo di Calabria 1815)
Maresciallo di Francia e re di Napoli. Abilissimo condottiero dell’esercito dell’imperatore Napoleone Bonaparte [vedi Bonaparte Napoleone], rivelò in più occasioni il suo ardimentoso coraggio (battaglia delle Piramidi, di Marengo, di Austerlitz). Nel 1808 sposò la sorella di Napoleone, Carolina. Nel 1808, per concessione dell’imperatore stesso, divenne re di Napoli, ove proseguì l’opera riformatrice avviata da Giuseppe Bonaparte [vedi Bonaparte Giuseppe]. Durante il suo governo, il Regno di Napoli godette di enormi vantaggi, liberandosi solo allora dei residui del Medioevo, (—) vi riorganizzò l’esercito, l’amministrazione e il sistema tributario; promulgò il Codice napoleonico [vedi Code Napoléon] e intraprese le grandi opere pubbliche, tra cui la creazione del Banco di Napoli [vedi Riforme murattiane].
Quando Napoleone tornò in Francia (—) lo seguì, assumendo il comando delle truppe, ma lo lasciò poco dopo per far ritorno a Napoli (1813). Stipulò poi un trattato con gli Austriaci (1814) per conservare la corona nell’eventualità della sconfitta di Napoleone, ma durante i cento giorni lanciò da Rimini un proclama (30 marzo 1815), chiamando gli italiani alla lotta. Sconfitto dagli Austriaci a Tolentino, fu privato del regno e si rifugiò in Corsica. Pochi mesi dopo sbarcò a Pizzo Calabro per riprendere il trono, ma fu catturato dai Borbone [vedi] e fucilato.
Maresciallo di Francia e re di Napoli. Abilissimo condottiero dell’esercito dell’imperatore Napoleone Bonaparte [vedi Bonaparte Napoleone], rivelò in più occasioni il suo ardimentoso coraggio (battaglia delle Piramidi, di Marengo, di Austerlitz). Nel 1808 sposò la sorella di Napoleone, Carolina. Nel 1808, per concessione dell’imperatore stesso, divenne re di Napoli, ove proseguì l’opera riformatrice avviata da Giuseppe Bonaparte [vedi Bonaparte Giuseppe]. Durante il suo governo, il Regno di Napoli godette di enormi vantaggi, liberandosi solo allora dei residui del Medioevo, (—) vi riorganizzò l’esercito, l’amministrazione e il sistema tributario; promulgò il Codice napoleonico [vedi Code Napoléon] e intraprese le grandi opere pubbliche, tra cui la creazione del Banco di Napoli [vedi Riforme murattiane].
Quando Napoleone tornò in Francia (—) lo seguì, assumendo il comando delle truppe, ma lo lasciò poco dopo per far ritorno a Napoli (1813). Stipulò poi un trattato con gli Austriaci (1814) per conservare la corona nell’eventualità della sconfitta di Napoleone, ma durante i cento giorni lanciò da Rimini un proclama (30 marzo 1815), chiamando gli italiani alla lotta. Sconfitto dagli Austriaci a Tolentino, fu privato del regno e si rifugiò in Corsica. Pochi mesi dopo sbarcò a Pizzo Calabro per riprendere il trono, ma fu catturato dai Borbone [vedi] e fucilato.