Lutero Martin
Lutero Martin (Eisleben 1483-1546)
Monaco e riformatore religioso tedesco. Entrato negli agostiniani (1506), studiò teologia a Erfurt e dal 1513 fu professore di esegesi biblica, maturando la sua “scoperta del Vangelo”, cioè la dottrina della giustificazione dei peccati per “sola fede”. Nel 1517 pubblicò a Wittenberg le 95 tesi, in cui criticava la prassi ecclesiastica delle indulgenze e delle opere, convinto dell’impossibilità di surrogare con esse la mancanza di fede. Dichiarato eretico dal papa (1518), negò il primato papale, l’infallibilità del Concilo e dichiarò che la Bibbia era l’unica norma di fede (1519).
Nel 1520 scrisse in tedesco Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca e Sulla libertà del cristiano. Per (—) il cristiano è sottrato ad ogni legge, egli è sacerdote e monarca, ma la sua libertà è spirituale: non ha significato politico. Ciò nonostante (—) propose riforme ecclesiastiche non prive di conseguenze politiche. Il sacerdozio universale e la soppressione dello stato ecclesiastico, portano ad ampliare le attribuzioni del potere temporale. È quindi all’impero che tocca la realizzazione delle riforme necessarie alla Chiesa. La libertà individuale dello spirito resta estranea ai rapporti sociali regolati dalla forza. L’uomo è un’espressione del peccato, la società degli uomini è quindi una società di belve.
(—) non ha una concessione dello Stato, egli concepisce solo l’autorità (Obrigkeit) e tipici soggetti medievali quali la cristianità e l’impero. In La cattività di Babilonia (1520) prende in esame la dottrina dei sacramenti, riconoscendo valore solo al battesimo e alla cena eucaristica.
Scomunicato nel 1521, (—) venne posto al bando dall’impero. Nascosto per 10 mesi nel castello di Federico di Sassonia, tradusse il Nuovo Testamento in tedesco. Negli anni successivi dovette risolvere molti contrasti tra i suoi seguaci e combatté la ribellione dei contadini guidata da Müntzen (1525). Nello stesso anno scrisse il De servo arbitrio, in polemica con Erasmo da Rotterdam.
Monaco e riformatore religioso tedesco. Entrato negli agostiniani (1506), studiò teologia a Erfurt e dal 1513 fu professore di esegesi biblica, maturando la sua “scoperta del Vangelo”, cioè la dottrina della giustificazione dei peccati per “sola fede”. Nel 1517 pubblicò a Wittenberg le 95 tesi, in cui criticava la prassi ecclesiastica delle indulgenze e delle opere, convinto dell’impossibilità di surrogare con esse la mancanza di fede. Dichiarato eretico dal papa (1518), negò il primato papale, l’infallibilità del Concilo e dichiarò che la Bibbia era l’unica norma di fede (1519).
Nel 1520 scrisse in tedesco Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca e Sulla libertà del cristiano. Per (—) il cristiano è sottrato ad ogni legge, egli è sacerdote e monarca, ma la sua libertà è spirituale: non ha significato politico. Ciò nonostante (—) propose riforme ecclesiastiche non prive di conseguenze politiche. Il sacerdozio universale e la soppressione dello stato ecclesiastico, portano ad ampliare le attribuzioni del potere temporale. È quindi all’impero che tocca la realizzazione delle riforme necessarie alla Chiesa. La libertà individuale dello spirito resta estranea ai rapporti sociali regolati dalla forza. L’uomo è un’espressione del peccato, la società degli uomini è quindi una società di belve.
(—) non ha una concessione dello Stato, egli concepisce solo l’autorità (Obrigkeit) e tipici soggetti medievali quali la cristianità e l’impero. In La cattività di Babilonia (1520) prende in esame la dottrina dei sacramenti, riconoscendo valore solo al battesimo e alla cena eucaristica.
Scomunicato nel 1521, (—) venne posto al bando dall’impero. Nascosto per 10 mesi nel castello di Federico di Sassonia, tradusse il Nuovo Testamento in tedesco. Negli anni successivi dovette risolvere molti contrasti tra i suoi seguaci e combatté la ribellione dei contadini guidata da Müntzen (1525). Nello stesso anno scrisse il De servo arbitrio, in polemica con Erasmo da Rotterdam.