Luca da Penne
Luca da Penne (1343 ca -1382 ca)
Giureconsulto italiano, appartenente alla scuola dei Commentatori [vedi]. Si distinse sia nello studio del diritto civile, sia di quello pubblico. Dotato di vasta cultura classica e di una pluralità di interessi scientifici, fu probabilmente il più grande giurista del XIV secolo, dopo Bartolo da Sassoferrato [vedi].
Non ebbe una cattedra, ma passò la maggior parte della sua vita a scrivere un commento ai Tres libri, che erano gli ultimi “tre libri” del Codice [vedi Corpus iuris civilis], concernenti l’organizzazione amministrativa dell’impero, i quali erano trascurati dalla dottrina e raramente commentati.
Gli interessi storici, letterari, filosofici e filologici di (—) lo portarono alla critica dei testi, al richiamo diretto delle fonti, alla condanna della prolissità dei commenti, applicando un metodo di studio anticipatore, per molti versi, dell’umanesimo giuridico [vedi]. L’indagine dialettica unita alla sintesi lo condussero al superamento della casistica, per approdare all’enucleazione dei principi regolatori dei casi giuridici (ad esempio, le presunzioni in generale, le presunzioni negative). (—) produsse una serie di trattazioni monografiche su alcune materie rilevanti: tra queste la filiazione e la legittimazione, l’emancipazione, l’esecuzione testamentaria, la validità dei contratti, la tortura.
Giureconsulto italiano, appartenente alla scuola dei Commentatori [vedi]. Si distinse sia nello studio del diritto civile, sia di quello pubblico. Dotato di vasta cultura classica e di una pluralità di interessi scientifici, fu probabilmente il più grande giurista del XIV secolo, dopo Bartolo da Sassoferrato [vedi].
Non ebbe una cattedra, ma passò la maggior parte della sua vita a scrivere un commento ai Tres libri, che erano gli ultimi “tre libri” del Codice [vedi Corpus iuris civilis], concernenti l’organizzazione amministrativa dell’impero, i quali erano trascurati dalla dottrina e raramente commentati.
Gli interessi storici, letterari, filosofici e filologici di (—) lo portarono alla critica dei testi, al richiamo diretto delle fonti, alla condanna della prolissità dei commenti, applicando un metodo di studio anticipatore, per molti versi, dell’umanesimo giuridico [vedi]. L’indagine dialettica unita alla sintesi lo condussero al superamento della casistica, per approdare all’enucleazione dei principi regolatori dei casi giuridici (ad esempio, le presunzioni in generale, le presunzioni negative). (—) produsse una serie di trattazioni monografiche su alcune materie rilevanti: tra queste la filiazione e la legittimazione, l’emancipazione, l’esecuzione testamentaria, la validità dei contratti, la tortura.