Inquisizione

Inquisizione (lat. inquiro, ricercare)

Con tale termine, solitamente, si indicano tre istituzioni analoghe, ma nettamente distinte.
• (—) medievale
L’origine di tale organizzazione ecclesiastica deve farsi risalire ai secoli XII-XIII, in relazione al verificarsi di una grande diffusione delle eresie. A partire da Innocenzo III [vedi] la ricerca sistematica degli eretici e la repressione delle eresie fu dai pontefici affidata ai vescovi. Con Gregorio IX [vedi] sorsero i primi inquisitori veri e propri, col compito di inquisire i colpevoli di delitti contro la morale e la dottrina cattoliche, allo scopo di ottenerne l’abiura e la espiazione delle colpe. Tale incarico fu in origine affidato ai domenicani (1236) e poi esteso ai frati minori (1246).
L’inquisitore giudicava, con concorso di una corte da lui costituita, sulla base di denuncie o di semplici voci. La persona sospetta veniva convocata ed interrogata alla presenza di testimoni ed era priva di qualsiasi diritto alla difesa. Il convincimento dell’inquisitore si formava sulla base di deposizioni di testimoni attendibili o sulla confessione dell’imputato che, a partire dal 1236 con Innocenzo IV [vedi], poteva essere estorta anche con la tortura.
I reati contro la dottrina cattolica erano puniti con carcere duro, ma era prevista la pena capitale per colui che si rifiutava di abiurare o era recidivo. I reati contro la morale erano, invece, sanzionati con il carcere temporaneo, cui facevano seguito pubbliche penitenze, pellegrinaggi espiativi o l’apposizione di segni d’infamia. I beni dei condannati venivano incamerati dall’autorità ecclesiastica e civile.
L’attività dell’(—) si svolse essenzialmente in Francia, Spagna, Germania e Italia. Nel 1451 la competenza del tribunale venne dal papa Niccolò V estesa anche ai reati di magia.
• (—) romana
Sorse nel 1542 per opera di Paolo III, all’epoca della Controriforma [vedi]. Assunse la forma di commissione composta da sei cardinali, competente in materia di fede e avente giurisdizione su tutta la cristianità.
Venne inquadrata nella Sacra Congregazione della romana e universale inquisizione. Nel 1564 fu ad essa affidato anche l’esame e la messa al bando dei testi giudicati dannosi [vedi Indice dei libri proibiti]. Con Paolo IV (1555-1559) la (—) esercitò un vero e proprio terrore, che col tempo andò mitigandosi. Abolita durante il periodo napoleonico e ristabilita nel 1814, perse di fatto ogni potere coercitivo e dal 1908 sussiste col nome di Congregazione del Santo Uffizio ma con funzioni più limitate, circoscritte alla disciplina interna della Chiesa.
• (—) spagnola
Tribunale ecclesiastico, ma emanante e dipendente dall’autorità civile, istituito in Spagna nel 1480 dai sovrani Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia allo scopo di perseguitare i marrani (ebrei solo apparentemente convertiti al Cristianesimo), i moriscos (musulmani) e successivamente i protestanti. L’(—) era costituita da un grande inquisitore (o inquisitore generale), nominato dal sovrano ed assistito da un Consiglio della suprema e generale inquisizione. Primo grande inquisitore fu il domenicano Tomás de Torquemada, famoso per la crudeltà con cui assolse il suo ufficio.
Soppressa una prima volta nel 1808, lo fu definitivamente nel 1834.
Caratteristiche analoghe alla (—) ebbe l’(—) portoghese, istituita nel 1547 ed abolita nel 1820.