Gregorio VII
Gregorio VII (Soana 1013- Salerno 1085)
Papa dal 1073, al secolo Ildebrando di Soana. Fu artefice di una profonda riforma della Chiesa, volta all’estirpazione dei vizi e del malcostume allora dilaganti e all’affermazione del potere e dei privilegi del pontefice, che egli voleva distaccati dal potere feudale laico. Il suo pensiero è mirabilmente espresso in due scritti: il Dictatus Papae [vedi] e la seconda Lettera a Ermanno di Metz (1081). In quest’ultima egli illustrava ad Ermanno, vescovo di Metz, la sua concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa, affermando il diritto del pontefice di deporre l’imperatore, in virtù del potere delle chiavi conferito da Dio a Pietro ed ai suoi successori. Rifacendosi alla tradizione patristica, alle collezioni canoniche ed ai suoi predecessori, soprattutto Gelasio I [vedi] e Gregorio I Magno [vedi] egli ribadiva la superiorità dei prelati rispetto ai monarchi, in quanto era provato che la santità era appannaggio dei primi più che dei secondi.
Uno dei primi atti del pontificato di (—) fu l’emanazione nel febbraio del 1075 di un decreto sulle investiture, tendente a liberare tutte le chiese dal potere temporale ed in cui veniva tassativamente vietato ai preti e ai chierici di ricevere un incarico da laici, sia a titolo gratuito che oneroso, a pena di scomunica. Fu questa la causa della durissima lotta per le investiture [vedi Investiture (lotta per le)] con diversi sovrani e soprattutto con Enrico IV di Franconia [vedi].
Papa dal 1073, al secolo Ildebrando di Soana. Fu artefice di una profonda riforma della Chiesa, volta all’estirpazione dei vizi e del malcostume allora dilaganti e all’affermazione del potere e dei privilegi del pontefice, che egli voleva distaccati dal potere feudale laico. Il suo pensiero è mirabilmente espresso in due scritti: il Dictatus Papae [vedi] e la seconda Lettera a Ermanno di Metz (1081). In quest’ultima egli illustrava ad Ermanno, vescovo di Metz, la sua concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa, affermando il diritto del pontefice di deporre l’imperatore, in virtù del potere delle chiavi conferito da Dio a Pietro ed ai suoi successori. Rifacendosi alla tradizione patristica, alle collezioni canoniche ed ai suoi predecessori, soprattutto Gelasio I [vedi] e Gregorio I Magno [vedi] egli ribadiva la superiorità dei prelati rispetto ai monarchi, in quanto era provato che la santità era appannaggio dei primi più che dei secondi.
Uno dei primi atti del pontificato di (—) fu l’emanazione nel febbraio del 1075 di un decreto sulle investiture, tendente a liberare tutte le chiese dal potere temporale ed in cui veniva tassativamente vietato ai preti e ai chierici di ricevere un incarico da laici, sia a titolo gratuito che oneroso, a pena di scomunica. Fu questa la causa della durissima lotta per le investiture [vedi Investiture (lotta per le)] con diversi sovrani e soprattutto con Enrico IV di Franconia [vedi].