Giannone Pietro
Giannone Pietro (Ischitella in Puglia 1676 - Torino 1748)
Giurista e uomo politico. Nel 1694, dopo aver compiuto gli studi presso un religioso, si trasferì a Napoli per intraprendere gli studi giuridici alla scuola di Domenico Aulisio. Conseguito il dottorato nel 1698, si dedicò alla professione forense, con grande successo.
Dal 1721 al 1723 pubblicò l’Istoria civile in cui si propose di narrare la storia del Regno di Napoli e chiarire l’origine delle sue leggi e costituzioni, attraverso la politica, la storia, lo sviluppo del diritto canonico e la descrizione degli abusi attuati dal potere ecclesiastico a danno del potere dei sovrani. Scopo dell’opera, che gli procurò l’inizio di un procedimento di scomunica, era quello di fornire una dimostrazione delle violazioni e dei soprusi attuati dalla curia romana [vedi] ai danni di prerogative di prìncipi e sovrani, soprattutto in materia di exequatur [vedi], di diritto di asilo [vedi Asilo (diritto di)], di immunità [vedi] e di privilegi. Molto forte fu la polemica indirizzata da (—) contro i patrimoni della Chiesa, causa di una diffusa miseria tra i sudditi, costretti a sopportare il peso di tutte le tasse. Non mancarono accuse contro gli Angioini, tacciati di aver attuato una politica arrendevole nei confronti della Curia romana e di aver permesso l’introduzione nel regno del Tribunale dell’Inquisizione [vedi Inquisizione].
L’Istoria civile contribuì a creare intorno al suo autore un clima di ostilità e di isolamento. Per tale motivo, (—) abbandonò Napoli per Vienna e Ginevra. Nel 1737 fece ritorno in Italia e a Torino venne fatto imprigionare da Carlo Emanuele III [vedi]. Morì in carcere.
Giurista e uomo politico. Nel 1694, dopo aver compiuto gli studi presso un religioso, si trasferì a Napoli per intraprendere gli studi giuridici alla scuola di Domenico Aulisio. Conseguito il dottorato nel 1698, si dedicò alla professione forense, con grande successo.
Dal 1721 al 1723 pubblicò l’Istoria civile in cui si propose di narrare la storia del Regno di Napoli e chiarire l’origine delle sue leggi e costituzioni, attraverso la politica, la storia, lo sviluppo del diritto canonico e la descrizione degli abusi attuati dal potere ecclesiastico a danno del potere dei sovrani. Scopo dell’opera, che gli procurò l’inizio di un procedimento di scomunica, era quello di fornire una dimostrazione delle violazioni e dei soprusi attuati dalla curia romana [vedi] ai danni di prerogative di prìncipi e sovrani, soprattutto in materia di exequatur [vedi], di diritto di asilo [vedi Asilo (diritto di)], di immunità [vedi] e di privilegi. Molto forte fu la polemica indirizzata da (—) contro i patrimoni della Chiesa, causa di una diffusa miseria tra i sudditi, costretti a sopportare il peso di tutte le tasse. Non mancarono accuse contro gli Angioini, tacciati di aver attuato una politica arrendevole nei confronti della Curia romana e di aver permesso l’introduzione nel regno del Tribunale dell’Inquisizione [vedi Inquisizione].
L’Istoria civile contribuì a creare intorno al suo autore un clima di ostilità e di isolamento. Per tale motivo, (—) abbandonò Napoli per Vienna e Ginevra. Nel 1737 fece ritorno in Italia e a Torino venne fatto imprigionare da Carlo Emanuele III [vedi]. Morì in carcere.