Gallicanesimo

Gallicanesimo

Complesso di dottrine elaborate in Francia nei secoli XVI e XVII, volte a conferire alla chiesa francese una posizione preminente nel cattolicesimo e attribuire al sovrano l’auctoritas propria dei primi imperatori cristiani, limitando quella del pontefice.
Il maggiore teorico del (—) fu Pierre Pithou (1538-1596), che ne Les libertés de l’Eglise gallicane (1549) enunciò in 83 proposizioni i princìpi fondamentali della dottrina. Tali princìpi vennero ripresi in quattro articoli da Bossuet nella Declaratio Cleri gallicani (1682), approvata da Luigi XIV e riguardavano in particolare: l’indipendenza dal papa di prìncipi e sovrani nelle questioni temporali; l’efficacia vincolante e inattaccabile delle regole, usanze ed istituti del regno di Francia; la prevalenza dei concili ecumenici sull’autorità della Sede Apostolica.
Ne derivò un’aspra lotta con la Curia romana: papa Innocenzo XI (1676-1689) vietò l’istituzione canonica ai vescovi firmatari della Dichiarazione, poi formalmente condannata nel 1690 da Alessandro VIII (1689-1691). Dopo un periodo di grave tensione, culminato nella scomunica di Luigi XIV a Roma e nella limitazione delle prerogative del nunzio apostolico a Parigi, i vescovi francesi ritirarono la loro adesione al documento, temendo una definitiva rottura con la Curia romana. Nel 1693 anche il sovrano si indusse alla ritrattazione.
Tuttavia, il (—) continuò ad agitarsi durante tutto il secolo XVIII, spesso confondendosi con il giansenismo nel comune atteggiamento anticurialista e antigesuitico.
Il (—) fu quasi del tutto stroncato dalla Rivoluzione francese [vedi]. Nel corso del secolo XIX sopravvissero gli ultimi strenui tentativi del clero francese all’opera unificatrice di Roma, ma il (—) venne definitivamente debellato dal Concilio Vaticano del 1870, che sancì l’infallibilità del pontefice.