Feudalesimo

Feudalesimo

Sistema politico e sociale avente per base il feudo [vedi] e a carattere prevalentemente rurale.
Ebbe origine nel secolo IX nella Gallia dei Franchi [vedi] e da lì si estese gradualmente a tutto l’Occidente cristiano nonché, tramite le Crociate [vedi], in Siria, Palestina e nell’impero bizantino [vedi Bizantino (impero)].
Esso trasse origine da una duplice esigenza. Innanzitutto, i proprietari terrieri, incapaci di difendere le loro proprietà dalle invasioni barbariche, preferirono cederle ad un capo potente che, nell’assumere la difesa armata del territorio, acquistò il diritto ad acquisire legalmente una parte dei prodotti. Per converso, i capi barbarici, impossibilitati a governare direttamente i territori conquistati (molto spesso vastissimi) e necessitati a ricompensare i propri soldati della fatica e della fedeltà dimostrate nelle conquiste, attribuirono godimento a queste porzioni di territori (feudi), ricevendo in cambio fedeltà, un tributo annuo e aiuto militare in caso di necessità.
Il rapporto personale che si instaurò tra il concedente e il concessionario del feudo fu detto vassallaggio [vedi]; il tenutario del feudo fu detto vassallo [vedi] e l’atto simbolico attraverso il quale il feudatario manifestava la propria dipendenza e soggezione al signore fu detta investitura, culminante nella simbolica consegna di una festuca [vedi] o di una zolla di terreno.
L’investitura assicurava al feudatario numerosi privilegi, tra cui l’obbligo per tutti gli abitanti del feudo di effettuare prestazioni personali a suo favore e la corresponsione di una parte dei frutti raccolti. Il signore aveva, inoltre, il diritto di concedere porzioni di territorio ad altri dipendenti (valvassori) e questi ultimi, a loro volta, potevano distribuirlo ad altri (valvassini). Venne in tal modo a crearsi un sistema gerarchico che dal sovrano, padrone incontrastato di tutto il regno, degradava sino al più piccolo dei valvassini.
Organizzato, dunque, secondo il sistema delle corti [vedi Curtis], con territori ampiamente autonomi, nell’Italia settentrionale e centrale il (—) entrò in crisi nei secoli XII-XIII, in seguito all’emergere dei comuni [vedi Comune medievale] ed alla reviviscenza dei traffici commerciali e della vita cittadina.
Il sistema feudale sopravvisse, invece, nell’Italia meridionale, ove era penetrato nel secolo XI in seguito alla conquista normanna, nel Piemonte, nella Repubblica di Venezia e nelle Isole.
In Francia il processo di unificazione dei grandi feudi alla corona fu portato a compimento nel secolo XVII e l’autorità dei feudatari minori sui rispettivi possedimenti venne scalzata, fra i secoli XVII e XVIII, dalla politica accentratrice dell’assolutismo [vedi] regio ma il (—) sopravvisse in numerose consuetudini, privilegi e immunità [vedi]. Fu con deliberazione dell’Assemblea Nazionale Costituente del 5 agosto 1789 che la Francia sancì definitivamente l’abolizione di tutti i privilegi feudali.
In Germania il sistema feudale sopravvisse fino al secolo XVIII e lo stesso impero federale germanico, crollato nel 1918, ne conservava ancora numerose tracce.
In Italia la spinta rivoluzionaria proveniente dalla Francia [vedi Rivoluzione francese] accelerò il processo di abrogazione dei principali e più anacronistici istituti del (—), ma dovette attendersi la Restaurazione [vedi] per vedere realizzata la generale abolizione dei feudi anche nel Regno delle Due Sicilie. In Sardegna gli ordini feudali furono abbattuti soltanto tra il 1832 e il 1840 da Carlo Alberto [vedi].
Fanno testimonianza del diritto feudale varie raccolte di libri di feudi [vedi Libri feudorum] iniziate a partire dal secolo XII ed incorporate addirittura nel Corpus iuris civilis [vedi] da Ugolino de’ Presbiteri [vedi].