Donazione di Pipino
Donazione di Pipino
Detta anche Promissio Carisiaca, dal nome della località in cui fu fatta, oggi Quierzy-sur-Oise.
Trattasi di un lascito territoriale fatto nel 756 da Pipino il Breve [vedi] al pontefice Stefano II, all’atto della sua prima discesa in Italia contro il re dei Longobardi [vedi] Astolfo [vedi].
Nell’atto Pipino si impegnava a riconsegnare alla Chiesa, anziché al sovrano bizantino che li rivendicava, l’Esarcato [vedi] occupato dai Longobardi, la Venezia, l’Istria, l’Emilia, la Tuscia (Toscana), la Corsica ed i ducati di Spoleto e di Benevento.
Tale donazione, che riconfermava il contenuto della donazione longobarda del 728 [vedi Donazione di Sutri] fu all’origine delle pretese temporali dei pontefici. La (—) ebbe solo una limitata attuazione: in seguito alla sconfitta del re Astolfo, furono consegnate a Stefano II già entro il 756 varie città dell’Esarcato, dell’Emilia e della Pentapoli [vedi]. Il papa, anziché restituire tali terre all’imperatore bizantino, preferì inviare da Roma a Ravenna il duca Eustachio ed il chierico Filippo, allo scopo di provvedere all’amministrazione di quelle terre.
Detta anche Promissio Carisiaca, dal nome della località in cui fu fatta, oggi Quierzy-sur-Oise.
Trattasi di un lascito territoriale fatto nel 756 da Pipino il Breve [vedi] al pontefice Stefano II, all’atto della sua prima discesa in Italia contro il re dei Longobardi [vedi] Astolfo [vedi].
Nell’atto Pipino si impegnava a riconsegnare alla Chiesa, anziché al sovrano bizantino che li rivendicava, l’Esarcato [vedi] occupato dai Longobardi, la Venezia, l’Istria, l’Emilia, la Tuscia (Toscana), la Corsica ed i ducati di Spoleto e di Benevento.
Tale donazione, che riconfermava il contenuto della donazione longobarda del 728 [vedi Donazione di Sutri] fu all’origine delle pretese temporali dei pontefici. La (—) ebbe solo una limitata attuazione: in seguito alla sconfitta del re Astolfo, furono consegnate a Stefano II già entro il 756 varie città dell’Esarcato, dell’Emilia e della Pentapoli [vedi]. Il papa, anziché restituire tali terre all’imperatore bizantino, preferì inviare da Roma a Ravenna il duca Eustachio ed il chierico Filippo, allo scopo di provvedere all’amministrazione di quelle terre.