Democrazia
Democrazia (dal greco démos, popolo e krátos, dominio)
Forma di governo nella quale la titolarità del potere è riconducibile al popolo.
Nel pensiero politico greco la (—) indicava il governo di “molti”, inteso sia in senso buono, sia in senso degenerativo. Essa poteva designare infatti sia il governo di tutti i cittadini liberi, sia il governo della parte infima della popolazione.
Le realizzazioni concrete della (—) greca ebbero luogo nella pólis (città-stato), grazie all’attività dell’assemblea dei cittadini, conoscendo una particolare fortuna ad Atene e poi una notevole diffusione in altre città greche e della Magna Grecia. Il prevalere delle città oligarchiche (Sparta in testa), inferse un colpo alla diffusione della (—) greca.
La (—) non fu estranea alla storia e al diritto romani, soprattutto in età repubblicana. In modo particolare l’uguaglianza giuridica tra patrizi e plebei, insieme ad una serie di diritti, furono riconosciuti dalla Lex XII tabularum [vedi] nel 451 a.C.
Durante il medioevo una serie di fattori, tra cui il pensiero cristiano e le prime teorizzazioni contrattualistiche, produssero un interesse nuovo verso la (—). Si sostenne il principio della derivazione popolare del potere, talvolta in chiave filoimperiale. Marsilio da Padova [vedi] nel Defensor pacis (1324) sostenne che il potere supremo di fare le leggi spettava al popolo (o alla sua parte migliore). Al suo pensiero non era estranea l’esperienza dei comuni italiani [vedi Comune medievale].
Machiavelli [vedi Machiavelli Niccolò] distinse due forme di governo: il principato e la repubblica. Quest’ultima presenta una caratteristica che sarà tipica della teoria democratica moderna: la suddivisione del potere tra più organi.
I principi democratici si affermarono, però, solo in epoca illuministica [vedi Illuminismo] e in particolar modo nel pensiero di Montesquieu [vedi Montesquieu Charles-Louis de Secondat de] e di Rousseau [vedi Rousseau Jean-Jacques]. La (—) trovò applicazione pratica in America e in Francia [vedi Rivoluzione francese], nelle Costituzioni americana (1787) e francese (1791), nella forma della democrazia rappresentativa.
Nel XIX secolo il problema fu centrato sulla garanzia dei diritti fondamentali [vedi] dei cittadini. Nel dibattito politico la (—) fu contrapposta al liberalismo, a favore dell’inserimento delle masse nello Stato e per l’allargamento del diritto di voto. Una diffusione reale della (—) è riscontrabile dopo la prima guerra mondiale, e più decisamente alla fine della seconda guerra mondiale, almeno con riferimento al continente europeo.
La (—) è sancita nella Costituzione italiana all’articolo 1, il quale afferma “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Come forma di organizzazione sociale e politica la (—) tende ad assicurare piena libertà all’individuo, il quale non trova limiti nell’esplicazione della propria attività se non laddove incontra la sfera di libertà altrui; in senso più strettamente giuridico essa si risolve in un insieme di procedure che permettono a tutti i cittadini, direttamente o indirettamente, di partecipare alle decisioni politiche e che costituisce l’espressione della sovranità popolare [vedi].
Quanto alla distinzione tra (—) diretta e rappresentativa va rilevato che nel primo caso è lo stesso titolare del potere sovrano (il popolo) ad esercitare funzioni di governo, mentre nel secondo i cittadini eleggono un certo numero di rappresentanti, con il compito di esprimere la volontà popolare. I rappresentanti possono essere vincolati da un mandato imperativo, quando devono rispettare la volontà degli elettori, oppure da un mandato fiduciario (cd. rappresentanza politica), quando possono operare, entro certi limiti, liberamente le proprie scelte. Nelle democrazie contemporanee la (—) diretta sopravvive in alcuni istituti come il referendum e l’iniziativa legislativa popolare.
Tra le forme attuali di (—) ricordiamo:
— la (—) competitiva: è la forma di (—) derivante dal modello inglese (parlamentare-maggioritario), che assicura la competizione e la possibile alternanza tra due forze di governo che, rispetto ad ogni concreto problema politico, si confrontano. Uno strumento di tale (—) è quello dello Shadow Cabinet [vedi], organo istituito in seno alla forza che non governa e che segnala all’elettorato le sue soluzioni alternative rispetto ad ogni decisione di governo;
— la (—) compiuta: è la forma di (—) che si realizza allorquando il sistema elettorale garantisce un effettivo ricambio al vertice;
— la (—) bloccata, che non consente ad alcune forze politiche di partecipare alla formazione del governo, anche se esse rappresentano quote cospicue dell’elettorato. In Italia tale esclusione ha riguardato nei passati decenni i partiti di sinistra (Partito Comunista Italiano) e di destra (Movimento Sociale Italiano), sistematicamente estromessi da qualunque accordo di governo.
— la (—) consociativa: è una forma di (—) che si realizza in sistemi parlamentari caratterizzati dall’alta frammentazione dei partiti. La politica dei partiti di governo, in tali sistemi, è il frutto di notevoli compromessi che rischiano spesso di stravolgere la loro ideologia. Una forma di (—) consociativa si è realizzata in Italia nel periodo del “governo di solidarietà nazionale” (1976-1979), in cui si formò un governo di “compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista;
— la (—) immediata, che è una formula politica che esprime l’esigenza di affidare al corpo elettorale l’investitura diretta dell’esecutivo, attraverso dei sistemi elettorali che consentano un simile risultato;
— la (—) referendaria, intendendosi con tale espressione l’esercizio di funzioni costituenti da parte del popolo, avvalendosi dell’istituto del referendum. Un esempio di tale forma si è verificato in Italia a partire dal 1991, quando si è cominciato a fare ricorso all’istituto referendario allo scopo di portare avanti riforme altrimenti irrealizzabili.
[vedi anche Aristocrazia; Assolutismo; Cittadinanza; Monarchia; Parlamenti; Repubblica].
Forma di governo nella quale la titolarità del potere è riconducibile al popolo.
Nel pensiero politico greco la (—) indicava il governo di “molti”, inteso sia in senso buono, sia in senso degenerativo. Essa poteva designare infatti sia il governo di tutti i cittadini liberi, sia il governo della parte infima della popolazione.
Le realizzazioni concrete della (—) greca ebbero luogo nella pólis (città-stato), grazie all’attività dell’assemblea dei cittadini, conoscendo una particolare fortuna ad Atene e poi una notevole diffusione in altre città greche e della Magna Grecia. Il prevalere delle città oligarchiche (Sparta in testa), inferse un colpo alla diffusione della (—) greca.
La (—) non fu estranea alla storia e al diritto romani, soprattutto in età repubblicana. In modo particolare l’uguaglianza giuridica tra patrizi e plebei, insieme ad una serie di diritti, furono riconosciuti dalla Lex XII tabularum [vedi] nel 451 a.C.
Durante il medioevo una serie di fattori, tra cui il pensiero cristiano e le prime teorizzazioni contrattualistiche, produssero un interesse nuovo verso la (—). Si sostenne il principio della derivazione popolare del potere, talvolta in chiave filoimperiale. Marsilio da Padova [vedi] nel Defensor pacis (1324) sostenne che il potere supremo di fare le leggi spettava al popolo (o alla sua parte migliore). Al suo pensiero non era estranea l’esperienza dei comuni italiani [vedi Comune medievale].
Machiavelli [vedi Machiavelli Niccolò] distinse due forme di governo: il principato e la repubblica. Quest’ultima presenta una caratteristica che sarà tipica della teoria democratica moderna: la suddivisione del potere tra più organi.
I principi democratici si affermarono, però, solo in epoca illuministica [vedi Illuminismo] e in particolar modo nel pensiero di Montesquieu [vedi Montesquieu Charles-Louis de Secondat de] e di Rousseau [vedi Rousseau Jean-Jacques]. La (—) trovò applicazione pratica in America e in Francia [vedi Rivoluzione francese], nelle Costituzioni americana (1787) e francese (1791), nella forma della democrazia rappresentativa.
Nel XIX secolo il problema fu centrato sulla garanzia dei diritti fondamentali [vedi] dei cittadini. Nel dibattito politico la (—) fu contrapposta al liberalismo, a favore dell’inserimento delle masse nello Stato e per l’allargamento del diritto di voto. Una diffusione reale della (—) è riscontrabile dopo la prima guerra mondiale, e più decisamente alla fine della seconda guerra mondiale, almeno con riferimento al continente europeo.
La (—) è sancita nella Costituzione italiana all’articolo 1, il quale afferma “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Come forma di organizzazione sociale e politica la (—) tende ad assicurare piena libertà all’individuo, il quale non trova limiti nell’esplicazione della propria attività se non laddove incontra la sfera di libertà altrui; in senso più strettamente giuridico essa si risolve in un insieme di procedure che permettono a tutti i cittadini, direttamente o indirettamente, di partecipare alle decisioni politiche e che costituisce l’espressione della sovranità popolare [vedi].
Quanto alla distinzione tra (—) diretta e rappresentativa va rilevato che nel primo caso è lo stesso titolare del potere sovrano (il popolo) ad esercitare funzioni di governo, mentre nel secondo i cittadini eleggono un certo numero di rappresentanti, con il compito di esprimere la volontà popolare. I rappresentanti possono essere vincolati da un mandato imperativo, quando devono rispettare la volontà degli elettori, oppure da un mandato fiduciario (cd. rappresentanza politica), quando possono operare, entro certi limiti, liberamente le proprie scelte. Nelle democrazie contemporanee la (—) diretta sopravvive in alcuni istituti come il referendum e l’iniziativa legislativa popolare.
Tra le forme attuali di (—) ricordiamo:
— la (—) competitiva: è la forma di (—) derivante dal modello inglese (parlamentare-maggioritario), che assicura la competizione e la possibile alternanza tra due forze di governo che, rispetto ad ogni concreto problema politico, si confrontano. Uno strumento di tale (—) è quello dello Shadow Cabinet [vedi], organo istituito in seno alla forza che non governa e che segnala all’elettorato le sue soluzioni alternative rispetto ad ogni decisione di governo;
— la (—) compiuta: è la forma di (—) che si realizza allorquando il sistema elettorale garantisce un effettivo ricambio al vertice;
— la (—) bloccata, che non consente ad alcune forze politiche di partecipare alla formazione del governo, anche se esse rappresentano quote cospicue dell’elettorato. In Italia tale esclusione ha riguardato nei passati decenni i partiti di sinistra (Partito Comunista Italiano) e di destra (Movimento Sociale Italiano), sistematicamente estromessi da qualunque accordo di governo.
— la (—) consociativa: è una forma di (—) che si realizza in sistemi parlamentari caratterizzati dall’alta frammentazione dei partiti. La politica dei partiti di governo, in tali sistemi, è il frutto di notevoli compromessi che rischiano spesso di stravolgere la loro ideologia. Una forma di (—) consociativa si è realizzata in Italia nel periodo del “governo di solidarietà nazionale” (1976-1979), in cui si formò un governo di “compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista;
— la (—) immediata, che è una formula politica che esprime l’esigenza di affidare al corpo elettorale l’investitura diretta dell’esecutivo, attraverso dei sistemi elettorali che consentano un simile risultato;
— la (—) referendaria, intendendosi con tale espressione l’esercizio di funzioni costituenti da parte del popolo, avvalendosi dell’istituto del referendum. Un esempio di tale forma si è verificato in Italia a partire dal 1991, quando si è cominciato a fare ricorso all’istituto referendario allo scopo di portare avanti riforme altrimenti irrealizzabili.
[vedi anche Aristocrazia; Assolutismo; Cittadinanza; Monarchia; Parlamenti; Repubblica].