Coutume

Coutume

Con questo termine transalpino si definisce generalmente la consuetudine [vedi].
Il termine designava la consuetudine locale che, in età feudale [vedi feudalesimo], si sviluppò, attraverso meccanismi analoghi a quelli della consuetudine, in maniera diversa nelle varie regioni del Paese.
Durante il secolo XI e XII, infatti, la Francia meridionale (Provenza, Borgogna, Champagne) aveva conservato, grazie alla sua vicinanza con l’Italia, la propria tradizione latina e ciò le consentì di accogliere il diritto romano giustinianeo come diritto comune [vedi], con forza prevalente rispetto ai diritti locali consuetudinari. La Francia meridionale divenne, in tal modo, una terra di diritto scritto (pays de droit écrit).
Nella Francia settentrionale (Alta Borgogna, Normandia, Bretagna, Poitou, Berry), invece la (—) dominò incontrastata ed il diritto romano, pur non restando sconosciuto, non ebbe accoglienza o, tutt’al più, gli venne attribuito un valore suppletivo, per cui essa fu terra di diritto non scritto (pays de droit coutumier).
All’origine della (—) vi era una serie di atti o di iniziative non contestati del gruppo dominante (gruppo territoriale, ordine, gruppo professionale) e che venivano perpetrati in modo palese, noto e pacifico. Affinché potesse considerarsi stabilizzata, la (—) doveva durare da almeno quarant’anni o da tempo immemorabile.
Degno di nota era il ruolo del giudice, il quale, pur non creando la (—) e pur dovendosi sottomettere ad essa, la riconosceva e le attribuiva validità. In caso di difficoltà nell’individuare una consuetudine, questa doveva essere provata dinanzi al giudice, che poteva fare indagini in merito, interrogando testimoni, consultando consiglieri specializzati o facendo riferimento a precedenti giudiziari.
Normalmente, la (—) si esprimeva e si trasmetteva oralmente ma, a partire dal secolo XI, si cominciò a fissarla per iscritto, in occasione della stipula di contratti o convenzioni.
A partire dal secolo XIII apparvero le prime raccolte di coutumes, redatte da giureconsulti privati, dotate di grande prestigio ma prive di valore obbligatorio. La più antica fu la raccolta di consuetudini di Normandia (1200-1220), che stabiliva i caratteri generali di tali consuetudini e che nel 1250 fu seguita da una più ampia raccolta delle stesse. Essa venne applicata nei tribunali con valore di redazione ufficiale. La più importante raccolta di questo periodo fu, tuttavia, l’opera Les coutumes de Clermont en Beauvaisis (1280), redatta da Philippe de Beaumanoir, che poneva il raffronto tra diverse consuetudini ed attuava riferimenti non solo alla giurisprudenza del Parlamento di Parigi, ma anche ai princìpi del diritto romano.
Nel 1453, con la celebre ordinanza di Carlo VII venne resa obbligatoria la redazione per iscritto delle coutumes locali e fu a questo punto che sorse il problema di stabilire a quale diritto fare ricorso, nell’ipotesi di carenza di una (—) che disponesse per il caso concreto.
Fu deciso che dovesse farsi riferimento alla consuetudine della regione e, in mancanza, ad una consuetudine dei paesi vicini o alla consuetudine di Parigi. Solo in ultima istanza era consentito il ricorso al diritto romano.