Bartolo da Sassoferrato
Bartolo da Sassoferrato (Sassoferrato, Ancona, 1313 - Perugia 1357)
Giureconsulto. Fu allievo di Cino Sighibuldi da Pistoia [vedi] all’università di Perugia e si laureò a Bologna nel 1334. Insegnò diritto a Pisa e Perugia, fu avvocato, consulente e amministratore pubblico.
Scrisse oltre 40 trattati, tra cui il Tractatus Tyberiadias, il De regimine civitatis, il De Guelfis et Gebellinis e il De Tyranno, nonché numerosi consilia [vedi], quaestiones [vedi] ed imponenti commentari a tutto il Corpus iuris civilis [vedi].
(—) occupò una posizione di enorme prestigio nell’ambito della scuola dei Commentatori [vedi], per la capacità di interpretare le esigenze del suo tempo. Visse infatti nel secolo di massima esplosione della vita economica del comune [vedi Comune medievale], che pose alla dottrina il problema di determinare i rapporti tra ius commune [vedi Diritto comune] e ius proprium [vedi].
Nel De Tyranno (—) fornisce uno studio sul fenomeno della tirannide, ormai identificata con le nascenti Signorie [vedi]. La tirannide mascherata è quella che si esplica esasperando una iurisdictio [vedi] ottenuta legittimamente, oppure esercitando dietro l’apparenza del rispetto delle forme costituzionali un potere attraverso strutture e consiglieri dipendenti direttamente dal signore e non integrati nell’organico.
Nel De regimine civitatis (—) afferma che il regime repubblicano si addice alle piccole comunità, quello aristocratico alle medie e quello monarchico agli Stati più grandi.
Traendo spunto dalla tradizione assolutistica tramandata dal tardo diritto romano imperiale, (—) sostenne che il principe, pur non essendo vincolato alla legge, deve ritenersi ad essa sottomesso in base all’equità.
L’influsso delle autorevoli teorie e della tecnica esegetica di (—), fondata sui princìpi della dialettica, varcò i confini dell’Italia. L’opinio Bartoli, ossia il suo pensiero formulato in maniera estremamente originale su tutti i campi del diritto (privato, pubblico, processuale ed internazionale) costituirono una valida guida cui fecero ricorso, nei casi dubbi, i giudici di Spagna, Portogallo e Brasile, anche molto tempo dopo la sua morte.
A riprova della durevole validità delle soluzioni esegetiche fornite da (—) vennero istituite nelle università italiane, numerose cathedrae Bartoli, per l’insegnamento della sua dottrina.
Giureconsulto. Fu allievo di Cino Sighibuldi da Pistoia [vedi] all’università di Perugia e si laureò a Bologna nel 1334. Insegnò diritto a Pisa e Perugia, fu avvocato, consulente e amministratore pubblico.
Scrisse oltre 40 trattati, tra cui il Tractatus Tyberiadias, il De regimine civitatis, il De Guelfis et Gebellinis e il De Tyranno, nonché numerosi consilia [vedi], quaestiones [vedi] ed imponenti commentari a tutto il Corpus iuris civilis [vedi].
(—) occupò una posizione di enorme prestigio nell’ambito della scuola dei Commentatori [vedi], per la capacità di interpretare le esigenze del suo tempo. Visse infatti nel secolo di massima esplosione della vita economica del comune [vedi Comune medievale], che pose alla dottrina il problema di determinare i rapporti tra ius commune [vedi Diritto comune] e ius proprium [vedi].
Nel De Tyranno (—) fornisce uno studio sul fenomeno della tirannide, ormai identificata con le nascenti Signorie [vedi]. La tirannide mascherata è quella che si esplica esasperando una iurisdictio [vedi] ottenuta legittimamente, oppure esercitando dietro l’apparenza del rispetto delle forme costituzionali un potere attraverso strutture e consiglieri dipendenti direttamente dal signore e non integrati nell’organico.
Nel De regimine civitatis (—) afferma che il regime repubblicano si addice alle piccole comunità, quello aristocratico alle medie e quello monarchico agli Stati più grandi.
Traendo spunto dalla tradizione assolutistica tramandata dal tardo diritto romano imperiale, (—) sostenne che il principe, pur non essendo vincolato alla legge, deve ritenersi ad essa sottomesso in base all’equità.
L’influsso delle autorevoli teorie e della tecnica esegetica di (—), fondata sui princìpi della dialettica, varcò i confini dell’Italia. L’opinio Bartoli, ossia il suo pensiero formulato in maniera estremamente originale su tutti i campi del diritto (privato, pubblico, processuale ed internazionale) costituirono una valida guida cui fecero ricorso, nei casi dubbi, i giudici di Spagna, Portogallo e Brasile, anche molto tempo dopo la sua morte.
A riprova della durevole validità delle soluzioni esegetiche fornite da (—) vennero istituite nelle università italiane, numerose cathedrae Bartoli, per l’insegnamento della sua dottrina.