Sogno

Sogno
Rappresenta un'attività mentale che si svolge durante il sonno, la quale risulta completamente svincolata dalle leggi che regolano il pensiero logico durante lo stato di coscienza, in particolare per ciò che riguarda i principi di identità, di non contraddizione, di causalità e l'orientamento nello spazio e nel tempo, che risultano spesso profondamente modificati rispetto alla realtà. Di questa attività onirica è possibile conservare il ricordo al risveglio. È stato dimostrato che tale attività avviene durante la fase profonda REM di sonno, detta anche fase di sonno onirico. Nel corso del sonno REM, rispetto al sonno non-REM che segue o precede immediatamente, si verifica l'attivazione di numerosi processi di tipo vegetativo (aumento della frequenza cardiaca e pressorio sistolico, aumento del ritmo respiratorio etc.), muscolari (movimenti oculari rapidi, accentuazione dei movimenti fini etc.), neurofisiologici (relativi all'attività corticale, sottocorticale e mesencefalica) e metabolici cerebrali (aumento del flusso ematico corticale e del consumo di ossigeno). È in questa fase che compaiono esperienze oniriche vere e proprie, con alienità topocronologica, allucinazioni, autorappresentazione nella scena del sogno, perdita del senso di realtà e del controllo sul corso del pensiero e intensa partecipazione emotiva. Durante la fase non onirica (non-REM), il cervello presenta un processo ideativo più rallentato e meno vivace, che si avvicina maggiormente a quello dello stato di veglia. Da sottolineare come, con il protrarsi dell'attività onirica, i s. si riferiscano a situazioni sempre più lontane nel tempo. È stato tuttavia dimostrato come un'attività mentale esista anche in sonno non-REM. Si tratta di un'attività con caratteristiche pensiero-simili, più concettuali, con frammenti di pensieri e riflessioni collegati a esperienze quotidiane orientate verso la realtà, senza allucinazioni, privi di consapevolezza di partecipazione attiva alla scena, con un modesto coinvolgimento emotivo. Si discute ancora molto sulla reale funzione dei s. e le ipotesi sono numerose. Si è pensato alla possibilità di una riorganizzazione degli schemi eccitatori del SNC che si disorganizzano durante il sonno non-REM, alla liberazione ed eliminazione di metaboliti cerebrali endogeni prodotti durante l'attività cerebrale, oppure alla stimolazione della corteccia, che è determinante nel bambino per il suo sviluppo. Altre ipotesi, invece, fanno riferimento all'attività mnesica, ossia durante il s. avrebbe luogo una selezione delle informazioni accumulate durante il giorno in modo da favorire i processi di registrazione nella memoria. Altra ipotesi biologica vedrebbe, invece, il s. come un recupero della deprivazione sensoriale del sonno non onirico dove il funzionamento corticale è ridotto.
Particolare interesse riveste l'ipotesi neurofisiologica di Hobson e McCarley, secondo cui il cervello potrebbe rappresentare un generatore dello stato di s. che provocherebbe, attraverso le strutture del ponte, un blocco dell'input sensoriale e produrrebbe parallelamente informazioni interne, poi elaborate dalle strutture prosencefaliche e sintetizzate come esperienza onirica. Tale modello viene definito di attivazione-sintesi e si basa su alcuni assunti:
a) la forza primaria che motiva il s. è fisiologica più che psicologica, in quanto derivante da un'attivazione pontina periodica e programmata e determinata geneticamente;
b) l'elaborazione delle informazioni che partono dal ponte è un'operazione di sintesi del prosencefalo, finalizzata all'organizzazione percettiva, emozionale e cognitiva del s.;
c) il cervello in sonno REM è paragonabile a un sofisticato computer in cerca della parola chiave, avendo il compito di adeguare dati fenotipici derivati dall'esperienza a stimoli genotipici.
Rilievi sperimentali hanno confermato che il ricordo del s. è maggiore se il risveglio avviene durante una fase di sonno REM e che si ritengono meglio i s. più lunghi e intensi o quelli mattutini. Inoltre, sembrano ricordare maggiormente i s. coloro che presentano una più elevata quantità di sonno REM e un livello più elevato di ansia e sono più introspettivi. Lo stadio di sonno REM sembra essere presente già nella vita fetale, mentre la sua proporzione rispetto al sonno totale è massima nell'infanzia (50% circa), riducendosi nettamente nell'età adulta (25%) e anziana (15%). La maggior parte dei s. non presenta tonalità cromatiche; nei ciechi si hanno s. visivi quando la cecità è insorta dopo il 6-7 anno di vita, altrimenti vengono riferiti s. in cui sono implicate immagini non visive, ma relative ad altre modalità sensoriali. La presenza anche in questi ultimi di movimenti oculari ha fatto pensare che essi siano riconducibili non tanto alla visione quanto all'immaginazione del s. Infine, un importante aspetto che ha stimolato un certo interesse nella ricerca sul s. è rappresentato dalle esperienze mentali che si hanno durante l'addormentamento. Sono state osservate esperienze oniriche in varie fasi di addormentamento e sembra che l'attività mentale descritta nell'addormentamento sia in tutto simile a quella che compare in fase REM. Nelle fasi iniziali dell'addormentamento si assiste a una perdita del controllo sul corso del pensiero e le esperienze mentali sono dominate da immagini allucinatorie. Sono presenti vari fenomeni: frammentazione dei contenuti di pensiero, alterazione dello schema corporeo, scosse miocloniche con impressioni di brusche cadute ed esperienze allucinatorie acustiche e visive (allucinazioni ipnagogiche). Secondo una più comune interpretazione psicologica, i s. sarebbero la soddisfazione, in forma mascherata, di desideri e una soluzione di problemi psicologici che consentirebbe un miglior funzionamento e adattamento alla vita reale. Le più significative interpretazioni psicologiche dei sogni sono state fornite dalla psicoanalisi (Freud), dalla psicologia analitica (Jung), dalla scuola esistenzialista e dal cognitivismo. Secondo la teoria freudiana, il sogno è un prodotto psichico che rappresenta l'appagamento di un desiderio ed è frutto di un'attività mentale assai complessa. È una forma particolare del nostro pensiero prodotto dal lavoro onirico, che non va identificata con l'inconscio, in quanto il s. è la forma nella quale un pensiero scartato dal preconscio o dalla coscienza ha potuto ricostituirsi grazie alle condizioni create dallo stato di sonno. Pertanto, svolgerebbe una duplice funzione: da un lato, eliminare gli stimoli che turbano il sonno, dall'altro permettere un appagamento allucinatorio a una spinta pulsionale rimossa. Freud, nella sua teoria sull'interpretazione dei s., aveva individuato la possibilità di dare loro un significato attraverso un percorso inverso al lavoro del sogno, che trasforma il contenuto latente in contenuto manifesto. I vari stimoli somatici ed emozionali vengono, infatti, unificati nel contenuto manifesto dopo essere stati deformati dal s. attraverso quattro operazioni fondamentali: la condensazione, lo spostamento, la rappresentazione e l'elaborazione secondaria. Attraverso le libere associazioni del sognatore e la conoscenza del simbolismo onirico si giunge a evidenziare alcuni temi centrali che rinviano al desiderio rimosso, di norma di natura infantile o sessuale, che costituisce il significato latente del s. Secondo la psicologia analitica (Jung), il s. è una rappresentazione simbolica di un contenuto inconscio, ma viene posto in dubbio che quest'ultimo rappresenti sempre il soddisfacimento di un desiderio. I s. possono essere interpretati in maniera prospettica, anziché causale; è pertanto possibile individuare in essi le linee di sviluppo di un processo psichico a partire dalle potenzialità che nel s. si manifestano come non ancora realizzate. Non esiste una simbologia onirica valida per tutti, ma è determinante il contesto biografico e psicologico dell'individuo; inoltre, l'inconscio, matrice dei s., avrebbe una funzione autonoma, che Jung definisce compensazione. Oltre che all'inconscio personale, il s. può far riferimento a temi propri dell'inconscio collettivo. L'interpretazione dei s. può riferirsi all'oggetto o al soggetto, a seconda che le figure oniriche vengano interpretate per il loro significato nella vita del sognatore o come espressione simbolica dei suoi contenuti psichici. L'analisi esistenziale definisce il s. come un modo di essere al mondo, in cui non vi è distinzione tra Io e mondo, per cui il soggetto assume una posizione di passività. In questo contesto, non ha molto senso cercare il significato dei s., in quanto il s. viene considerato nettamente separato dallo stato di veglia, come momento in cui ciascun soggetto si rivolge a un mondo personale in contrasto con quello comune dello stato di veglia. Infine, esiste l'interpretazione che il cognitivismo dà all'attività onirica. Questa avrebbe una funzione essenzialmente conoscitiva, che consente di accedere a un materiale ideativo differente rispetto a quello della coscienza diurna. Il s. permetterebbe di liberare contenuti ideativi solitamente inibiti dallo stato ideativo diurno, che si manifestano in associazioni particolarmente feconde e floride.