Regressione

Regressione
Meccanismo di difesa messo in atto dall'Io per difendersi da situazioni di angoscia vissute come un pericolo per l'integrità o l'equilibrio del soggetto: nella r. si ha un passaggio a modi di espressione e di comportamento di un livello infantile o precedente lo stadio psichico nel quale si trova il soggetto, al fine di ottenere una gratificazione a scopo difensivo. Tale processo a ritroso delle fasi di sviluppo della personalità si estrinseca nelle forme di pensiero, nelle relazioni oggettuali e nella strutturazione del comportamento. Freud (1899) afferma che la r. può essere intesa in senso topico, come inversione di direzione dell'eccitazione lungo i sistemi psichici, in senso temporale, come inversione delle fasi genetiche dello sviluppo della libido, e in senso formale, come riattualizzazione di condotte e modalità espressive più arcaiche. La r. topica è particolarmente manifesta nel sonno, in cui raggiunge il proprio punto terminale; ma si trova anche nei processi patologici, come le allucinazioni, in cui è meno globale, e negli stati normali, come nell'attività mnemonica. Numerosi fenomeni in cui vi è ritorno dal processo secondario a quello primario si possono ricondurre alla r. formale, concetto di cui Freud si è occupato in misura minore. Nell'ambito della r. temporale, Freud individua una r. relativa all'oggetto, una riguardante la fase libidica e una nell'evoluzione dell'Io. Il concetto di r. non implica la scomparsa dei funzionamenti più evoluti, bensì la perdita più o meno duratura della loro supremazia nell'insieme del funzionamento. Quando si parla di r. pregenitale si fa riferimento alla perdita del primato genitale, non della genitalità organizzata dal narcisismo primario, dall'oralità e dall'analità. In ogni patologia psichica esiste un certo grado di r. che ne rappresenta un elemento costitutivo, oltre a essere ciò che attiva la situazione analitica e consente di ricordare e rivivere le esperienze passate, innescando lo sviluppo transferale. I fattori che la agevolano si individuano nelle peculiarità della terapia analitica, capace di creare un clima facilitante l'insorgenza di situazioni di tipo infantile. Balint afferma che nella situazione analitica la regressione è un fenomeno sia intrapsichico sia interpersonale, in quanto può avere almeno due scopi, la gratificazione di una pulsione o il riconoscimento a opera di un oggetto. Secondo Balint, tutti gli stati regressivi rappresentano un tentativo di ritornare alla condizione dell'amore primario e ai traumi che lo hanno corroso, analogamente a Winnicott (1965) quando, parlando di regressione alla dipendenza, sostiene l'inadeguatezza della cura psicoanalitica classica con i pazienti borderline, ai quali occorre permettere di regredire perché nel rapporto con l'analista possano trovare quanto è loro mancato e di cui non sono in grado di formulare richiesta perché ne ignorano la natura. La regressione può essere di breve durata, come nel caso del pianto della persona adulta o dello scatto d'ira di fronte a una situazione che non si è in grado di affrontare, oppure duratura e grave come nella schizofrenia o nella catatonia, che rappresentano rispettivamente lo stato del lattante e lo stato fetale.