Psicopatologia

Psicopatologia
L'attuale p. descrittiva è debitrice della psicologia classica e della fenomenologia soggettiva di Jaspers. L'attività psichica è descritta dalla psicologia classica come suddivisibile in diverse facoltà, noetica, affettiva e volitiva, ciascuna comprensiva di diverse funzioni di cui vengono separatamente descritte le alterazioni. La p. classica prende origine alla fine del secolo scorso, con lo scopo di descrivere gli accadimenti psicopatologici (alterazioni psichiche e comportamentali) come riferiti dai malati o come osservati dai clinici, indipendentemente dagli specifici disturbi in cui si ritrovano. L'approccio clinico descrittivo di Kraepelin e Bleuler si avvalse di tale p., fondata sui comportamenti osservabili piuttosto che sui vissuti soggettivi. Nel 1913, Jaspers scrive la sua Psicopatologia generale che segna una svolta nella storia della psichiatria ponendo come base per l'indagine psicopatologica il continuo processo di immedesimazione (Einfuhlung) che il clinico attua nei confronti dei vissuti del paziente, riportando continuamente a se stesso le esperienze psichiche riferite dal paziente stesso. La p. di Jaspers, definita comprensiva, rivaluta il mondo interno del soggetto che viene indagato dal continuo rapportarsi dell'esaminatore all'esaminato; non riveste importanza che i vissuti siano spiegabili o meno dalle scienze naturali. L'incomprensibilità psicologica di un vissuto segna il limite dell'esperienza psicotica: tutto ciò in cui non sia possibile immedesimarsi viene definito psicotico. L'attuale indagine psicopatologica tiene conto di tali matrici, osservando quindi i comportamenti visibili, i vissuti del paziente e del clinico. A livello interpretativo, la p. è debitrice dei maggiori orientamenti: dinamico, cognitivo-comportamentale e neurobiologico.