Psicologia transculturale

Psicologia transculturale
Settore della psicologia che opera comparando campioni di soggetti appartenenti a culture diverse, in merito a una medesima condotta o a un suo aspetto, per poter discriminare le caratteristiche universali del comportamento rispetto a quelle che nascono espressamente in risposta a determinate esperienze culturali. La p.t. deve la sua origine all'intersezione tra le ricerche antropologiche, focalizzate sulla formazione dei processi cognitivi in relazione al contesto culturale di appartenenza, e le ricerche comportamentistiche, le quali ritengono che la molteplicità delle caratteristiche psicologiche possedute dagli individui dipenda da influenze culturali nonché ambientali. Le aree nelle quali è stata maggiore l'influenza della p.t. riguardano:
a) la relazione tra cognizione e linguaggio, in merito alla quale Sapir (1949) e Whorf (1956) affermano che le categorizzazioni linguistiche dei fenomeni, in apparenza arbitrarie, sono capaci di influenzare le modalità con le quali i processi cognitivi trattano i fenomeni in questione;
b) gli studi sulla percezione, attraverso i quali è stato, ad esempio, possibile rilevare complesse e precise differenze tra popolazioni, sia nell'estensione della capacità di cogliere che una figura rappresenta un oggetto, sia nella capacità di percepire la tridimensionalità di una scena rappresentata;
c) i test e le misurazioni, il cui impiego ha evidenziato l'inapplicabilità di norme derivanti da popolazioni occidentali ad altre non occidentali;
d) la psicologia industriale, che ha sottolineato i differenti livelli di attitudine al lavoro e di produttività dei soggetti di diverse culture;
e) i disturbi mentali, in relazione ai quali la p. t. ha potuto rilevare che molteplici forme di patologie mentali non sono sempre ascrivibili ai quadri nosologici proposti dalla psichiatria occidentale.