Psicologia industriale

Psicologia industriale
La dicitura psicologia industriale è generalmente associata nella letteratura anglofona, specie di matrice statunitense, all'espressione psicologia delle organizzazioni, andando a creare un'unica disciplina, etichettata come Industrial and Organizational Psychology, che si occupa di diversi aspetti dell'agire organizzativo, dalla gestione della comunicazione organizzativa fino all'ottimizzazione dei processi produttivi, avendo come base scientifica e punto di riferimento i costrutti di natura psico-sociale e come focus di intervento privilegiato il supporto delle relazioni all'interno dei contesti organizzativi. L'Industrial and Organizational Psychology si è sviluppata come disciplina autonoma con il successo industriale europeo ed americano a cavallo tra Ottocento e Novecento, un successo che portava con sé anche nuove problematiche cui gli scienziati sociali erano chiamati a dar risposta, dall'inserimento lavorativo allo sviluppo delle performance di gruppo nei contesti occupazionali. La dicitura Industrial Psychology in senso stretto ha una storia piuttosto curiosa, essendo apparsa per la prima volta in un articolo di Bryan del 1904 come errore tipografico, al posto di Individual Psychology; l'errore si trasformò in un lemma accettato dalla comunità scientifica che, come già detto, si lasciò affascinare dal nascente contesto industriale come ambito applicativo dei diversi modelli economico-sociali. Nella prima parte del Novecento, fino agli anni Cinquanta, le diciture psicologia industriale, psicologia occupazionale e psicologia delle organizzazioni sembrano tra loro interscambiali ed è solo a partire dalla seconda metà del secolo che si fanno più sentite le distinzioni. In modo particolare, per quanto concerne il contesto italiano, Marzi, nel 1951 propone di sostituire l'espressione psicologia industriale con psicologia del lavoro, temendo che l'etichetta industriale possa restringere il contesto applicativo della nascente figura dello psicologo del lavoro e della ricerca di natura organizzativa, interessati a qualsiasi ambito sociale-lavorativo, non solo a quello industriale in senso stretto. Si noti che non viene suggerito semplicemente di sopprimere la dicitura industriale all'interno dell'espressione psicologia industriale ed organizzativa, quanto piuttosto di sottolineare che la psicologia del lavoro è distinta dalla psicologia delle organizzazioni. Con la proposta di Marzi si fa strada una distinzione che caratterizzerà le discipline lavoriste di taglio psicologico dell'Europa meridionale, distinguendole dal mondo anglosassone. Nello specifico, in Italia e Francia psicologia del lavoro e psicologia delle organizzazioni fanno riferimento a due rami distinti del sapere psicologico applicato, dove il primo ha un'anima clinico-medico-ergonomica, tradizionalmente interessato alle tematiche dello stress e del benessere occupazionali, e il secondo un'anima aziendalistico-organizzativa, con un interesse nello studio dei rapporti tra l'individuo e l'incarico assegnatogli, l'individuo e gli altri attori organizzativi, l'individuo e l'organizzazione stessa. Nei Paesi di lingua anglossassone, dove lo sviluppo degli approcci clinico-medico-ergonomici è stato meno marcato, non esiste questa distinzione e si preferisce indistintamente parlare di Industrial and Organizational Psychology (non a caso prende questo nome la divisione 14 dell'APA, l'American Psychological Association) o di Work and Organizational Psychology.