Psicologia dell’Io
Psicologia dell'Io
All'interno delle teorie psicoanalitiche è un indirizzo che integra il modello intrapsichico freudiano, fondato sul rapporto fra le pulsioni, i bisogni e le fantasie inconsce e la realt à, e un modello che privilegia i problemi di adattamento della parte cosciente a un mondo esterno. Prima del 1922, Freud aveva usato il termine Io facendo riferimento all'insieme di idee consce, largamente dominanti, dalle quali si scinde il rimosso. Nel 1922, in L'Io e l'Es Freud cominci ò a usare la parola Io per definire una delle tre istanze psichiche fondamentali della mente (accanto all'Es e al Super-Io). Le funzioni principali dell'Io consistevano nel rappresentare la realt à e, attraverso la costruzione di difese, nell'incanalare e controllare le spinte pulsionali interne di fronte alla realt à. I temi importanti sui quali si sono interrogati gli psicologi dell'Io riguardano l'esistenza di una capacit à progressiva di realizzare i compiti difensivi dell'Io, se questa progressione è un processo determinato dall'interno oppure se i fattori ambientali possono facilitarne o inibirne lo sviluppo; l'influenza sull'Io del contatto e dell'interiorizzazione delle prime persone che si prendono cura del bambino; il rapporto fra le pulsioni libidiche e aggressive e lo sviluppo iniziale dell'Io. Lo spostamento dell'asse psicoanalitico dai conflitti Es-Io-Super Io alle relazioni con il mondo esterno era gi à stato operato da Anna Freud, che in L'Io e i meccanismi di difesa considerava l'Io come una struttura psichica che tende a organizzare e a rendere permanenti e funzionali le difese, opponendosi alla destrutturazione delle barriere che ha interposto alle richieste pulsionali. I meccanismi di difesa sono messi in moto contro tre tipi di angoscia che colpiscono l'Io di fronte alla morale, alla realt à e alle pulsioni. Partendo da queste premesse, l'autore che maggiormente contribu ì a teorizzare la p. dell'I. fu Heinz Hartmann. Questi, applicando il concetto darwiniano dell'evoluzione della specie all'Io, considerava il progressivo sviluppo non solo di un S é fisico, ma anche di un S é psicologico. Non immaginava un bambino che fluttua in un mondo di sogno e viene bruscamente costretto ad adattarsi a una realt à che improvvisamente gli viene addosso, quanto piuttosto un bambino che arriva nel mondo con le potenzialit à dell'Io gi à presenti dentro di s é, in attesa che le condizioni ambientali medie prevedibili ne inneschino la crescita. Anzich é formarsi nel conflitto e nella frustrazione, alcune capacit à dell'Io libere da conflitti sono considerate potenzialmente intrinseche, parte della dotazione che ciascun individuo possiede dalla nascita, funzioni che emergono naturalmente in un ambiente adeguato, permettendo a ciascuno di inserirsi nel mondo che lo circonda: tali capacit à comprendono il linguaggio, la percezione, la comprensione dell'oggetto e il pensiero. Hartmann condusse un'indagine, riportata nel suo Psicologia dell'Io e problema dell'adattamento (1937), sullo sviluppo adattativo non conflittuale: ad esempio, la difesa dell'intellettualizzazione, che impiega il pensiero astratto nel tentativo di impedire che le emozioni conflittuali giungano alla consapevolezza, è spesso la difesa dominante delle persone molto intelligenti, la cui capacit à di pensiero astratto pu ò essere usata in modo significativamente adattativo. Per l'analista, interpretare soltanto l'aspetto difensivo ( lei intellettualizza, invece di sentire ) significa rischiare di lasciare il paziente con la sensazione che ci sia qualcosa che non va nella sua capacit à di pensare. La particolarit à del pensiero di Hartmann consiste nell'individuare nello psichico zone libere da conflitti , in cui i processi razionali avvengono senza l'interferenza dei moti pulsionali. Ci ò garantisce l'autonomia primaria dell'Io, che pu ò dunque gestire le modificazioni verso l'interno e verso l'esterno attraverso cui ridurre le tensioni che si presentano. Alla psicologia evolutiva dell'Io si rifanno autori quali Spitz, Mahaler e Erikson.