Piaget

Piaget [teoria dello sviluppo cognitivo di]
Ogni attività mentale, secondo Piaget, presuppone una maturazione biologica che ne orienta lo sviluppo: questo non è dunque riducibile all'influenza di fattori esterni (ambiente sociale e culturale) sul bambino, come sostenevano i comportamentisti, ma deve tener conto anche e soprattutto che esiste un livello genetico alla base delle formazioni cognitive. L'ipotesi fondamentale di P. è infatti che ci sia un parallelismo tra i progressi compiuti, l'organizzazione razionale e logica della conoscenza, e i corrispettivi processi psicologici formativi. Il bambino, ad esempio, cresce e potenzia le proprie capacità mentali rispettando una sequenza determinata di variazioni e di mutamenti connessi a certi stadi della sua vita. Ogni stadio che nello sviluppo cognitivo si differenzia da un altro presuppone necessariamente lo stadio precedente. In senso stretto, nulla è innato, poiché ogni fase riflette e ha bisogno delle acquisizioni pregresse. Lo sviluppo nasce, così, dall'interazione tra individuo e ambiente: la mente è come un organismo vivente che in rapporto col proprio ambiente si accresce. Sintetizzando, i fattori generali dello sviluppo sono: la maturazione del sistema nervoso; l'apprendimento attraverso l'esperienza diretta; l'interazione sociale; l'integrazione adattiva attraverso cui il bambino autoregola il proprio sviluppo.Il pensiero del bambino si accresce da sé grazie ad alcuni meccanismi fondamentali, che P. definisce invarianti funzionali, cioè dei principi costantemente attivi e operanti a qualsiasi età; questi sono l'organizzazione, l'adattamento, l'equilibrazione. All'interno della mente vige il principio di organizzazione, che è l'accordo del pensiero con se stesso. Il pensiero, infatti, tende a strutturarsi come un insieme coerente di concetti, schemi di comportamento e strategie di risoluzione dei problemi. All'esterno la mente segue il principio di adattamento, che è l'accordo del pensiero con le cose. Il processo di adattamento del pensiero alla realtà avviene attraverso l'assimilazione, che consiste nell'integrare i dati nuovi alle conoscenze già possedute, e l'accomodamento, in cui invece vengono modificati gli schemi preesistenti in funzione delle nuove esperienze. L'ultima invariante funzionale è il principio di equilibrazione, secondo cui l'adattamento continuo tra assimilazione e accomodamento genera sempre nuovi equilibri. Le fasi di questo equilibrio sono identificabili in stadi, ognuno dei quali ha una struttura che permette un'interazione diversa fra individuo e ambiente. Ogni stadio deriva dal precedente che incorpora e trasforma, quando si acquisisce un nuovo stadio il pensiero del precedente scompare. La teoria piagetiana distingue quattro stadi principali, che vanno dalla nascita all'adolescenza.
1) Stadio sensomotorio (da 0 a 2 anni). In questa fase il bambino non riesce a distinguere tra se stesso e l'ambiente, né tra gli oggetti e le azioni che esercita su di essi. Conosce il mondo attraverso l'intelligenza senso-motoria, che gli permette di intervenire sulle cose, percepire gli effetti dell'azione e tornare ad agire. Non appena il bambino verifica il successo di un'azione, tende a ripeterla. Il risultato ottenuto per caso la prima volta diventa uno schema d'azione, che viene riprodotto attivamente in seguito. P. chiama questo genere di comportamenti reazioni circolari. Dalla nascita ai due anni la conoscenza sensomotoria progredisce, attraverso un graduale affinamento e controllo delle reazioni circolari: comincia a differenziare sé dall'ambiente e impara a rispondere ai feed-back esterni (ad esempio, emette suoni e li ascolta), migliora le sue capacità di coordinare le azioni che a un certo punto da casuali diventano intenzionali. Soltanto verso la fine di questo periodo il bambino acquisisce completamente il concetto di permanenza dell'oggetto: un oggetto continua ad esistere anche quando non è percettivamente presente. Si tratta di una conquista che P. considera il fondamento della capacità di rappresentazione mentale. Il bambino non apprende più per tentativi ed errori, ma può rappresentarsi mentalmente le operazioni da compiere.
2) Stadio preoperatorio (da 2 a 7 anni). Mentre nel primo periodo l'intelligenza ha carattere sensoriale e motorio, ossia si manifesta con azioni ed è legata al dato percettivo del momento, in questo periodo lo sviluppo intellettivo trae impulso dalla capacità del soggetto di svincolarsi dall'apparenza dei fenomeni. Fino ad ora l'azione era puramente concreta e momentanea; in questo periodo viene interiorizzata: il bambino ne conserva una traccia nella mente. Il bambino acquisisce la capacità di rappresentazione, cioè di riprodurre mentalmente un oggetto o un avvenimento con le medesime caratteristiche spazio-temporali con cui è stato percepito la prima volta. Tuttavia, eccetto che per la conquista delle rappresentazioni, la descrizione che P. fa di questo stadio verte più sugli aspetti negativi del pensiero del bambino che su quelli positivi. Il pensiero preoperatorio è infatti: uniforme, riesce a elaborare solo una rappresentazione mentale per volta; rigido, non permette di immaginare trasformazioni e vedere le cose da punti di vista diversi; prelogico, è un pensiero ingenuo e poco astratto nei ragionamenti. Il pensiero del bambino in questo stadio non ha perciò raggiunto ancora il livello delle operazioni mentali, che implicano la reversibilità, ossia la capacità di tornare al punto di partenza: ad esempio se su uno dei piatti di una bilancia si pone un peso, l'equilibrio tra i due piatti si può ricomporre o togliendo il peso (inversione) o mettendo un peso uguale sull'altro piatto (reciprocità). Reversibilità significa flessibilità, e quindi nello stadio preoperativo il bambino mostra un'intelligenza rigida, incapace di tenere conto del punto di vista altrui (egocentrismo), di separare le cause dagli effetti (finalismo), di distinguere l'animato dall'inanimato (animismo).
3) Stadio delle operazioni concrete (da 7 a 12 anni). Questo periodo è segnato dalla comparsa delle operazioni, cioè dalla capacità di immaginare trasformazioni della realtà e, perciò, di compiere manipolazioni mentali delle cose in base a determinate regole. Comprende i meccanismi dell'addizione, della sottrazione, della moltiplicazione, della divisione, dell'ordinamento in serie, della reversibilità. In questo stadio il bambino acquisisce il concetto di conservazione, del numero (disponendo diversamente un insieme di oggetti la loro quantità non cambia), della quantità di liquido (che resta uguale anche travasandola in un recipiente stretto), della massa (la quantità di una pallina di plastilina schiacciata resta uguale), del volume. Matura anche la logica delle classificazione e in particolare l'acquisizione del principio d'inclusione, secondo cui esistono categorie più piccole comprese in altre più ampie. Il pensiero in questo stadio non è coerentemente strutturato: un bambino può avere acquisito la conoscenza in certi ambiti e non in altri (ad esempio, può essere in grado di pensare alla conservazione della massa, ma non ha ancora applicato lo stesso principio al volume). P. definisce questo sfasamento cronologico nell'acquisizione delle capacità décalage orizzontale (spostamento orizzontale).
4) Stadio delle operazioni formali (da 12 a 15 anni). In questa fase il pensiero del preadolescente è in grado di staccarsi dal dato concreto per operare su ricordi, immagini mentali, idee e concetti astratti: effettua dei confronti fra concetti, ragiona per ipotesi e ipotizza nuove situazioni per comprendere meglio gli eventi reali. Il ragionamento si fa progressivamente complesso e il pensiero diventa formale. Il ragazzo avverte ora il gusto della discussione animata su problemi astratti ed esercita le proprie capacità logiche e critiche, dimostrando un notevole grado di concentrazione su problemi astratti. Il ragionamento ora si avvale del procedimento deduttivo, che consiste nel partire da una relazione già nota fra due proposizioni per individuare la verità o falsità della prima di esse e affermare con certezza la verità o falsità della seconda. Il pensiero del preadolescente acquista sempre maggior rigore, per cui è in grado di ripetere alcune dimostrazioni scientifiche ed esperimenti, partendo dalle medesime premesse. In tal modo potrà confermarne o smentirne la validità. Il pensiero operatorio formale non considera più la realtà come fonte di conoscenza, ma come una delle manifestazioni del possibile.