Pensiero

Pensiero
Attività operativa della psiche che permette di valutare la realtà e formulare giudizi attraverso processi di associazione, correlazione, integrazione, astrazione e simbolizzazione dei dati informativi. Il p. presenta un ordine formale, determinato dalla strutturazione (o ideazione), funzione che relaziona tra loro le singole idee e che risulta soggetta a due leggi fondamentali: il ragionamento e la critica. La prima pone in relazione le idee attraverso processi logici, la seconda permette di discriminare al termine del ragionamento il vero dal falso. È in relazione sia alla logica, sia a elementi soggettivi di tipo affettivo. Il p. può non rispettare la logica, ad esempio nell'immaginazione (che considera creativamente i problemi) e nella fantasia, dove si libera dal legame con la realtà e dal controllo della coscienza. In senso psicopatologico, i disturbi del p. si distinguono in disturbi della forma (alterazione della strutturazione o ideazione) e disturbi del contenuto (alterazioni delle singole idee).
1) Disturbi della forma del pensiero. Se ne distinguono diverse tipologie: a) Accelerazione delle idee. È un p. molto ricco di contenuti ideici che scorrono velocemente, superficialmente, con incapacità del soggetto di soffermarsi sui singoli contenuti, sino ad avere l'impressione che le idee corrano in una sorta di fuga (fuga delle idee). L'associazione tra i singoli temi ideativi è quindi operata in modo superficiale, ad esempio per rime o assonanze. Il linguaggio è pertanto fluido, abbondante (logorrea), inarrestabile e talora musicale, con inserimento di giochi di parole e battute. Tale disturbo è presente nel disturbo ipo- e maniacale, nell'intossicazione alcolica e sotto l'effetto di psicostimolanti; b) Rallentamento delle idee e inibizione del pensiero. È l'opposto del precedente. Il p. decorre faticosamente, lentamente sino a ristagnare. Il paziente risponde con esitazione, lentezza e ritardo alle domande, in modo spesso laconico. Di norma, anche la mimica del viso è rallentata sino all'inibizione (arresto psicomotorio). In clinica si evidenzia in corso di depressione, soprattutto endogena, di schizofrenia catatonica e di sindromi psicorganiche; c) Pensiero prolisso, circostanziato e perseverante. È caratterizzato dal raggiungimento non diretto della meta del discorso con l'interposizione di idee secondarie (prolissità); da eloquio ricco di dettagli irrilevanti sino alla vischiosità, come nell'epilessia temporale (circonstanzialità); da persistenza nella coscienza di p., ripetuti continuamente e acriticamente, non rimpiazzati da nuove stimolazioni (perseverazione); d) Dissociazione del pensiero. Perdita dei nessi associativi tra le singole idee, con il risultato di un p. frammentario e bizzarro. Sono presenti fusioni di concetti diversi in un'idea eterogenea, iperinclusione di un concetto inappropriato in una logica di p., deragliamenti del corso del p. e intoppi del p. È un disturbo tipico delle psicosi schizofreniche; e) Dissociazione secondaria. Disgregazione del corso del p. dovuta a un'alterazione dello stato di coscienza, con diminuzione della vigilanza e fluttuazione tra sogno e realtà. È presente nelle psicosi confusionali organiche; f) Pensiero ossessivo. Presenza di idee, impulsi, immagini intrusive, vissuti come propri dall'individuo. È presente di norma nel disturbo ossessivo-compulsivo, nella schizofrenia e in alcune forme organiche.
2) Disturbi del contenuto del pensiero. Sono rappresentati essenzialmente dal delirio. Secondo alcuni Autori rientra nei disturbi del contenuto del p. anche l'idea prevalente. Si tratta di idee che predominano su ogni altro p., sostenute da un fondo affettivo e ispiranti la condotta dell'individuo. Sono correlate ad argomenti di natura etica, morale, religiosa e politica. Sono comprensibili psicologicamente nella loro motivazione.