Olismo

Olismo
Nella sua accezione più generale esprime la tesi di un tutto indipendente dalle sue parti componenti e irriducibile alla loro somma. Nella storia del pensiero, l'o. ha designato una serie di concezioni o istanze appartenenti a diversi campi del sapere. Di o. si è parlato frequentemente in biologia, soprattutto in quella di indirizzo vitalistico e anti-meccanicistico, per enunciare il principio che una determinata funzione non è riducibile ai fattori inferiori che la compongono, per cui richiede un'analisi (o addirittura una scienza) apposita e specifica. Dal punto di vista neurologico l'o. si contrappone alla localizzazione perché considera il cervello un organo altamente integrato, implicato nel suo intero in tutte le attività intellettuali, la cui funzione non presenta menomazioni specifiche in conseguenza di lesioni discrete. I maggiori sostenitori dell'o., tra cui Head, Goldstein e Marie, allievo di Broca, parlano di plasticità del sistema nervoso, ossia della capacità delle aree rimaste intatte di assumersi le funzioni di aree danneggiate, e della perdita del pensiero astratto e di altre funzioni in conseguenza dell'estensione piuttosto che del sito della lesione. Tale posizione trovò non pochi sostenitori in campo psicologico, soprattutto tra gli studiosi della percezione nella psicologia della forma e gli studiosi dei processi cognitivi all'interno del cognitivismo. In ambito psicopatologico, il principio olistico costituisce la base della riformulazione jaspersiana circa il modo di fare psicopatologia, relativa al concetto di uomo. Secondo tale concezione, tutti gli schemi dell'essere umano, che ci si presentano oggettivamente davanti agli occhi e con i quali possiamo operare scientificamente, sono inclusi nell'onnicomprensività con cui l'uomo si esprime. Dal punto di vista del metodo, la concezione olistica oltrepassa la separazione tra soggetto e oggetto in cui si esprime la conoscenza scientifica, per approdare alla concezione unitaria dell'uomo e del suo mondo secondo i modelli proposti dalla fenomenologia di Husserl, che hanno trovato la loro applicazione psichiatrica nell'analisi esistenziale di Binswanger. Questi interpreta l'individuo a partire dalla sua totalità esperenziale, a sua volta leggibile tramite l'evidenziazione delle condizioni a priori (trascendentali) con cui ognuno costruisce la propria esperienza o visione del mondo e che si esprimono nel modo in cui ogni individuo si spazializza, si temporalizza e coesiste.
Dal punto di vista psicologico, il concetto di o. viene adottato nei seguenti ambiti:
1) Psicologia analitica. Secondo Jung il concetto di salute psichica coincide con l'attuazione e il dispiegarsi dell'originaria totalità potenziale, dove i simboli che l'inconscio adopera a questo scopo sono gli stessi che l'umanità ha sempre usato per esprimere la propria totalità. Per totalità Jung intende la relazione dinamica tra coppie di opposti.
2) Psicologia della forma. Secondo Wertheimer, ciò che avviene a livello globale non è deducibile dalle proprietà dei singoli elementi né dal modo con cui questi si articolano reciprocamente; al contrario, sono le leggi strutturali dell'unità globale che determinano la fenomenologia delle singole parti.
3) Psicologa sistemica. Attraverso il concetto di o., nella psicologia sistemica è avvenuto il superamento della concezione atomistica nello studio dei fenomeni psichici, della concezione causale precedentemente adottata per la loro interpretazione, e i dualismi di origine cartesiana che non consentivano di oltrepassare le dicotomie che generavano.
4) Teoria della personalità. Maslow e Lecky hanno individuato la capacità di mantenere un'organizzazione unificante come la principale caratteristica della personalità.
5) Teoria del campo. Secondo Lewin, i vettori che determinano la dinamica di un evento possono essere definiti solo in funzione della totalità concreta che comprende, nel tempo, l'oggetto e la situazione.