Oggetto
Oggetto
Concetto ampiamente impiegato in psicoanalisi secondo diverse accezioni. In relazione al concetto di pulsione, Freud distingue una fonte, zona somatica ove si avverte l'insorgenza della sollecitazione pulsionale; una spinta, carica energetica che fa tendere l'organismo verso; una meta, appagamento della tensione pulsionale; e un o., ci ò in cui o con cui la pulsione pu ò raggiungere la sua meta, ovvero una parte del mondo esterno, solitamente una persona o una parte del corpo, da cui proviene l'attrazione sessuale. Freud usa la parola o. compiendo una doppia distinzione: da un lato individua l'o. esterno, parte della realt à esteriore o del corpo del bambino, vissuta quale esterna a esso, e il suo corrispondente nella mente del soggetto che è l'o. interno, rappresentazione oggettuale della realt à esterna attraverso il processo di introiezione; dall'altro distingue l'o. totale, l'individuo colto come altro da S é, con cui si rapporta concretizzando la possibilit à di un rapporto psicologico, dall'o. parziale, parti del corpo, reali o fantasmatiche (seno, feci, pene) e dei loro equivalenti simbolici; anche una persona pu ò identificarsi o essere identificata con un o. parziale. Nel campo dell'affettivit à, l'o. viene considerato in relazione all'amore e all'odio: il rapporto in questione è quello tra l'individuo nella sua totalit à, o l'istanza dell'Io, e un o. considerato anch'esso come globale, persona o ideale che sia. L'o. costituisce quanto è per il soggetto elemento di attrazione, d'amore, in generale una persona. In questo senso, i termini amore e odio non vanno utilizzati per le relazioni delle pulsioni con i loro o., ma vanno riservati per le relazioni dell'Io totale con gli o. Questi vengono incontrati dal bambino quando è ormai entrato nella fase genitale e pu ò instaurare con loro una vera relazione psicologica, non solo biologica. È soltanto attraverso il superamento dello stadio narcisistico che diviene possibile la scelta oggettuale, con il riconoscimento dell'o. come altro e non unicamente come mezzo di gratificazione delle proprie pulsioni. Tale scelta avviene consciamente, pur essendo influenzata da fattori inconsci: l'o. amato in et à adulta di frequente ha qualit à comuni con un o. d'amore che ha gratificato nell'infanzia. Le riflessioni sull'o. hanno fornito le basi per la teoria sulla relazione oggettuale. Dagli anni Trenta, tale concetto acquista un'importanza crescente nell'ambito psicoanalitico, tanto da soppiantare il termine o. , poich é si è ritenuto indispensabile sottolineare la precocissima interazione dell'organismo con l'ambiente. La teoria delle relazioni oggettuali riguarda la capacit à come funzione fondamentale dell'Io di creare relazioni con l'o. reciprocamente soddisfacenti. È Klein, ritenuta la fondatrice della suddetta teoria, che sottolinea l'essenzialit à delle relazioni nello sviluppo del bambino. L'o. a cui fa riferimento è sempre quello interno e trae origine dalla relazione affettiva che il bambino ha con le persone reali. Questi o. interni, per ò, non sono la replica di quelli esterni, ma vengono trasformati dal processo stesso dell'introiezione. L'o. primario del bambino è perci ò costituito da particolari modalit à con le quali questi percepisce la madre e con cui si relaziona a lei, non la madre reale colta dal bambino di 5-6 anni, bens ì qualcosa di diverso, costruito su particolarissime modalit à attraverso cui il bambino di 1-2 anni la percepisce e vi interagisce. L'evoluzione della capacit à dei bambini di instaurare relazioni con gli altri, progredendo dal narcisismo alle relazioni sociali nell'ambito familiare e poi nel gruppo, è stata descritta da Freud e da Burlingham (1943). Fairbairn (1946), insieme a Balint, discusse le fasi precoci della relazione del neonato con quegli o. che soddisfano il suo bisogno e lo sviluppo graduale del sentimento suscitato dalla separazione dalla madre. Nello studio sui meccanismi di difesa, Klein coinvolge il concetto di o. parlando di scissione dell'o. Si tratta di un meccanismo di difesa necessario al bambino per fronteggiare il disordine istintuale primario, derivante dal fatto che tutte le sue percezioni provengono dal mondo interno ed esterno in modo confuso. In tale situazione, l'Io in relazione con l'o. primario, il seno, mette in atto meccanismi di scissione, che attribuiscono tutta la bont à a un o. buono e tutta la sofferenza a un o. cattivo. L'Io, mentre interiorizza in modo avido e vorace l'o. e in primo luogo il seno, frammenta in vario grado se stesso e i suoi o., ottenendo cos ì una dispersione degli impulsi distruttivi e delle angosce persecutorie interne . L'Io si scinde a causa delle identificazioni introiettive del bambino con gli o. buoni e cattivi e, quindi, la scissione e la proiezione delle parti scisse dall'Io dominano la percezione dei primi o. e del mondo esterno. Tale meccanismo è tipico della posizione schizoparanoide. Winnicott parla di o. transizionale per indicare quegli o. inanimati, quali un peluche, una bambola o una coperta, utilizzati dal bambino per addormentarsi nella fase evolutiva antecedente alla differenziazione tra l'o. e il S é. Questi hanno la funzione di evitare l'insorgere dell'angoscia, mediando tra lo stato di veglia e lo stato di sonno, tra il mondo esterno e il mondo interno. L'o. transizionale rappresenta la madre e consente al bambino di conservare un legame fantasmatico con lei, a mano a mano che se ne separa per lassi di tempo sempre maggiori. Inoltre, il fatto importante è che l'o. rappresenta una particolare estensione del S é del bambino, a met à strada tra la madre creata dalla sua onnipotenza soggettiva e colei che lui scopre agire di propria iniziativa nella realt à. Quindi, l'o. transizionale ammortizza il salto da un universo nel quale i desideri del bambino rendono reali in modo onnipotente i propri o., a un universo nel quale, affinch é i desideri siano appagati, occorre la collaborazione degli altri.