Obesità
Obesit à
Condizione fisica caratterizzata da un'eccedenza del peso corporeo di oltre il 15-20% rispetto al peso teorico, per eccessivo immagazzinamento di triacilgliceroli (lipidi di riserva) nelle cellule del tessuto adiposo. Nell'etio-patogenesi dell'o. intervengono numerosi fattori, endogeni ed esogeni, tra cui i fattori genetici, metabolici, endocrini, neurologici, psicologici e socio-culturali. La principale caratteristica psicobiologica dell'obeso è l'incapacit à di mantenere il bilancio calorico in quanto relativamente insensibile alle informazioni interne (glicemia, livello di insulina serica, motilit à gastrica, livello di accumulo adiposo) e ipersensibile alle informazioni esterne (sensazioni cenestetiche orogastriche, percezione dell'appetibilit à del cibo, abitudini sociali) che arrivano ai nuclei ipotalamici. Brush rintraccia la genesi dell'o. nel rapporto madre-figlio, considerato come unit à psicosomatica dove la madre, iperprotettiva, offre del cibo al figlio non per motivi nutrizionali, ma come manifestazione di affetto e come mezzo per tenerlo legato a s é. Un'alimentazione sovrabbondante tranquillizza gli stati d'ansia e i sensi di colpa della madre e costituisce una risposta ad altre richieste del figlio che la madre non è in grado di soddisfare. I soggetti obesi crescono con un'alterata immagine corporea, con una ridotta stima di s é e con una difficolt à a riconoscere gli stimoli interni che indicano fame e saziet à, e talvolta con delle incertezze circa la propria identit à sessuale. Considerando l'incorporazione del cibo come unico conforto ricevuto nel rapporto con la madre durante la fase orale, nell'individuo obeso si produce la cosiddetta o. reattiva, quando l'iperfagia diventa un meccanismo compensatorio alle difficolt à esistenziali.