Neurolettico

Neurolettico
Dal greco néuron (nervo, relativo al sistema nervoso) e lépsis, dal tema di lambánein (arrestare), indica un farmaco che svolge un'azione deliriolitica, allucinolitica e sedativa del sistema nervoso. Il termine n. venne coniato dai primi clinici che osservarono gli effetti comportamentali e vegetativi causati nei pazienti dai farmaci antipsicotici: rallentamento psicomotorio, quiete emotiva, sedazione, scialorrea, anaffettività e altro ancora. Tutto ciò ha portato a definire neurolettici i farmaci antipsicotici che bloccano i recettori dopaminergici. Nell'uomo e negli animali, i n. che bloccano i recettori dopaminergici causano disturbi come distonia, tremore, rigidità e acinesia/bradicinesia (cioè, mancanza o rallentamento del movimento). Si tratta di effetti indesiderati, inevitabili per ottenere i benefici terapeutici derivanti dal contemporaneo blocco dei recettori dopaminergici postsinaptici della via mesolimbica. Dopo il grande fiorire di molecole neurolettiche tra gli anni Sessanta e Settanta, si è assistito a una lunga stasi nella ricerca psicofarmacologica dei disturbi psicotici. La convinzione che i disturbi psicotici in generale, e schizofrenici in particolare, fossero esclusivamente conseguenza di una disfunzione dopaminergica (teoria dopaminergica della schizofrenia) ha spinto i ricercatori a sintetizzare molecole sempre più potenti sul quel determinato neurotrasmettitore, tralasciandone altri che si sono rivelati meno importanti ai fini terapeutici. In quest'ottica, la scoperta di molecole come la clozapina e il risperidone (insieme ad altre di recentissima introduzione) ha rappresentato la grande novità di questi ultimi anni per il trattamento dei disturbi schizofrenici.