Neisser, Ulric
Neisser, Ulric
Psicologo statunitense di origine tedesca (Kiel 1928). Emigrato negli Stati Uniti, si laurea in psicologia ad Harvard. Docente alla Brandeis University e successivamente alla Cornell University, è stato direttore dell'Emory Cognition Project. La sua opera principale, Psicologia cognitivista (1967), è unanimemente considerata il luogo di nascita del cognitivismo. La novit à principale è costituita da una critica radicale della concezione comportamentista dei processi stimolo/risposta. Il comportamento interpretato esclusivamente alla luce delle risposte fornite dall'organismo a degli stimoli esterni lascia, infatti, secondo N. inosservata la zona in cui si situano i processi sottesi alla risposta stessa: la prospettiva comportamentista ignora, in realt à, proprio le funzioni del cervello. Tra stimolo e risposta va sempre considerata la presenza di un processo interno irriducibile al comportamento manifesto: la psicologia non pu ò semplicemente disfarsi di fenomeni come la percezione, la memoria, il pensiero, l'emozione, il linguaggio e considerarli al di fuori del controllo scientifico. Essi vanno, al contrario, pensati come espressione fondamentale del nostro comportamento. La mente, come luogo stesso di tali fenomeni, è assimilabile ad un sistema complesso e dinamico non riducibile allo schema stimolo/risposta. Il rapporto con la nascente informatica consente ai cognitivisti di interpretare la mente come un'insieme di nozioni in movimento, come flusso costante di informazioni e processi correlati che attraverso successive elaborazioni e passaggi sensoriali giunge (al culmine, dunque, di un processo estremamente articolato) ad una risposta. A partire da questa visione dinamica dell'attivit à mentale è stato possibile rintracciare alcune precise analogie tra il funzionamento dei calcolatori e quello della mente umana. Anzitutto sia la mente sia il calcolatore sono definibili come strutture capaci di elaborare informazioni (attivit à di information processing): l'elaborazione di informazione implica un'organizzazione per unit à distinte, una disposizione temporale (input-output) e la possibilit à della memoria. Con la dicitura unit à distinte non si intende una mente divisa in zone non comunicanti, come pensava ancora la psicologia ottocentesca: al contrario, ci si richiama alla possibilit à comune alla mente e al computer di elaborare un'informazione filtrandola attraverso fasi distinte ma strettamente cooperanti dal punto di vista del risultato. È ci ò che viene espresso con i termini input e output. Un'informazione (stimolo esterno) d à anzitutto un segnale di entrata (input) che viene esaminato da una prima unit à di elaborazione. Viene dunque trattenuta in memoria (iconica per la percezione visiva, ecoica per quella acustica, a breve termine per le informazioni semplici e di rapido utilizzo, a lungo termine per quelle fondamentali) ed esce alla fine del processo come una nuova risposta complessa (output): o in forma di linguaggio (codificazione linguistica) o di azione, gesto, risposta fisica o emozionale. La mente, nella prospettiva cognitivista, è propriamente un sistema di costante selezione delle informazioni: funziona come un filtro rispetto alle informazioni da privilegiare nell'elaborazione (a questo procedimento costante di selezione viene dato il nome di attenzione). Queste analogie tra cervello e computer hanno reso possibile un'interpretazione non pi ù associazionistica del fenomeno complessivo della mente umana. Non solo, cio è, le nostre facolt à cognitive superiori non sono descrivibili in termini di associazione progressiva di stimoli: sono piuttosto assimilabili a dei veri e propri schemi o relazioni plasmabili. La mente non è costituita da unit à separate (secondo il modello delle idee o concetti della psicologia positivista), ma da un'interazione tra parti che origina legami relazionali tra elementi diversi che progressivamente si stratificano in un processo dinamico e diversificante.