Isteria

Isteria
L'i. viene classificata nell'ambito delle psiconevrosi ed è espressione, attraverso sintomi somatici di natura simbolica, di conflitti interiori. Il meccanismo di conversione alla base del problema è caratterizzato dalla mancanza di controllo su atti ed emozioni e dall'esagerazione dell'effetto di stimolazioni sensoriali. Nell'attuale classificazione del DSM-IV-R, l'espressione nevrosi isterica è scomparso ed è stata sostituita dalla sindrome ora nota come disturbo di conversione. Il termine i., tradotto dal greco, significa utero, etimologia che sottolinea lo stretto rapporto esistente tra questa nevrosi e il genere femminile. Ippocrate considerava l'i. tipica della donna e Platone tentava di spiegare il fenomeno in relazione allo spostamento dell'utero nel suo corpo. Charcot per primo trattò l'i. in termini sistematici e scientifici, dimostrando che alla base del disturbo erano presenti problemi emotivi e che, grazie alla suggestione ipnotica, era possibile eliminarli. Successivamente, negli Studi sull'isteria, Freud e Breuer spiegavano il disturbo come risultato di un'esperienza traumatica, di solito di natura sessuale, che veniva rimossa; i sintomi consistono in un tentativo di scaricare la tensione emotiva creata dal conflitto intrapsichico in termini simbolici, evitando così che si arrivi a una percezione cosciente del problema di base. Freud individuava in questo meccanismo un vantaggio primario ed evidenziava anche un vantaggio secondario dovuto all'influenzamento che tali sintomi possono avere sull'ambiente. Riprendendo gli insegnamenti di Freud, Lacan dà grande risalto alla posizione isterica, inserendola nel quadro strutturale delle nevrosi. L'isterica si confronta con il desiderio di essere desiderata dall'altro, sottolineando ed enfatizzando una mancanza strutturale nell'altro, al di là possibili soddisfazione. In difficoltà con il significante dell'essere donna, il soggetto isterico spesso può accedere al desiderio solo attraverso l'identificazione immaginaria ad un'altra donna. La nevrosi isterica può presentarsi in due forme, non necessariamente distinte dal punto di vista temporale: una è l'i. di conversione, che si esprime con un linguaggio somatico; l'altra è la forma dissociativa, che si esprime con una sintomatologia psichica più elaborata. Il concetto di dissociazione, inteso come modificazione dei contenuti mentali (memoria, ideazione, sentimenti e percezioni) che risultano non evocabili a livello conscio, rappresenta il nucleo centrale per capire la genesi dei sintomi isterici. Sebbene inconsci, questi contenuti mentali possono essere richiamati in particolari circostanze come attraverso i sogni e l'utilizzo di pratiche di ipnosi. I fenomeni di conversione e l'i. dissociativa possono essere interpretati sia come effetti della dissociazione stessa, sia come esplosioni a livello cosciente di tratti mentali dissociati con grado variabile di complessità. La tendenza alla dissociazione può essere genetica; l'i. colpisce maggiormente le donne e insorge più frequentemente nell'età adolescenziale, ma può esordire anche in età più avanzata. Quasi tutte le malattie d'organo possono essere simulate dalla conversione isterica, ad esempio la debolezza, le paralisi muscolari, gli spasmi, le contratture etc.; i sintomi motori spesso sono accompagnati da alterazioni della sensibilità tattile, termica, dolorifica e cenestesica. Le turbe della sensibilità possono assumere distribuzioni particolari, come quelle a guanto e a calza, non rispettando la distribuzione dell'innervazione dei metameri nervosi. Altre manifestazioni isteriche sono la cecità, il mutismo e la sordità; meno frequentemente possono coesistere allucinazioni visive e uditive. Il fenomeno considerato emblematico dell'isterismo è rappresentato dalla grande crisi isterica, oggi piuttosto raro, caratterizzato da un accesso convulsivo simil-epilettico: la durata può essere superiore ai 10 minuti, di solito in presenza di persone che fungono da spettatori, la caduta a terra è plateale, ma non vi è mai il rischio di provocarsi lesioni gravi; ogni movimento è un gesto ricco di significati simbolici emotivo-affettivi. Questo fenomeno, particolarmente frequente alla fine dell'Ottocento, è oggi molto raro, a testimonianza dell'influenza che la cultura ha nel modellare le caratteristiche della conversione isterica, con sostituzione della grande crisi con manifestazioni somatiche temporanee e transitorie, come lipotimie o fenomeni sincopali. Una serie di alterazioni della coscienza può derivare da processi dissociativi: si possono verificare stati crepuscolari con episodi di sonnambulismo, fughe isteriche, personalità multiple, stati stuporosi, deliranti e allucinatori. Particolarmente frequenti sono i disturbi della funzione mnesica, definiti amnesie psicogene, rappresentati da forme generalizzate, lacunari, oscillanti; l'amnesia retrograda interessa il lasso di tempo immediatamente precedente l'evento scatenante, mentre l'anterograda si verifica quando l'amnesia coinvolge la memoria degli eventi non appena si verificano e il paziente dimentica di momento in momento che cosa ha pensato, provato e fatto. I sintomi sensitivo-motori dell'i. devono essere distinti da malattie neurologiche in base all'assenza sia di segni neurologici obiettivabili sia delle specifiche caratteristiche di distribuzione dei disturbi isterici. I fenomeni dissociativi di alterazione della coscienza sono differenziabili da quelli causati dalle principali malattie cerebrali in seguito all'assenza di alterazioni alla TC, al tracciato elettroencefalografico e alla RM e anche in base a esiti normali nei test sulle funzioni cognitive. Quando i sintomi isterici imitano una malattia funzionale, la diagnosi differenziale può essere difficile: è comunque necessario escludere che la sintomatologia sia su base organica prima di ipotizzare l'origine isterica della malattia. L'esperienza clinica suggerisce che l'i. sia una malattia ad andamento cronico; a volte i pazienti sostituiscono un sintomo con altri, in particolare in concomitanza di momenti di tensione emotiva e stress, come risultato di una propensione alla dissociazione. Il trattamento psicoanalitico non è sempre indicato in questo tipo di pazienti, poiché sono privi di insight. In alcuni casi si rende necessario l'utilizzo di terapie familiari, modificazioni ambientali, tecniche suggestive, quali l'ipnosi e la narcoanalisi, oppure il ricorso a psicoterapie brevi. La terapia farmacologica consente solamente di attenuare o contenere il sintomo e, in questo caso, può essere utile il ricorso ad ansiolitici, antidepressivi e neurolettici.