Introiezione

Introiezione
Termine introdotto da Ferenczi in ambito psicoanalitico, divenuto essenziale nella teorizzazione kleiniana.
1) Psicoanalisi. Ferenczi designa l'i. come introduzione massiva del mondo esterno nell'Io, riducendolo a oggetto di fantasmi inconsci, a opera di soggetti affetti da nevrosi. Il concetto viene successivamente abbracciato da Freud, che sostiene: L'Io-piacere originario vuole introiettarsi tutto il bene e respingere da sé tutto il male (1925), contrapponendolo così alla proiezione. Talvolta usa come sinonimi introiezione e incorporazione, visto che la contrapposizione introiezione-proiezione avviene prima di tutto nella modalità orale, per poi generalizzarsi. Questo meccanismo si esprime così nel linguaggio delle pulsioni più antiche, quelle orali: voglio mangiare questo o voglio sputarlo; e tradotto in un'espressione più generale: voglio introdurre questo in me e escludere quello da me (1925). Il concetto di i. è però più ampio di quello di incorporazione, comprendendo non solo l'interno del corpo, ma anche dell'apparato psichico, di un'istanza etc.
2) Teoria kleiniana. I concetti di proiezione e i. sono fondamentali per la formulazione teorica di Melanie Klein, che definisce quest'ultimo come la primitiva operazione che il bambino compie verso il seno materno al fine di creare un oggetto buono dentro di sé, perché solo con tale fantasmatica presenza si può costituire il nucleo dell'Io, attorno al quale compiere l'integrazione. La cosa essenziale nel considerare la mente del bambino non è la madre come oggetto reale, bensì una madre com'è vissuta dal figlio, costruita dentro di sé, attraverso la relazione con lei: una madre introiettata, insomma. Quindi, l'Io primitivo, presente sin dalla nascita, va progressivamente differenziandosi e rafforzandosi tramite i meccanismi di scissione e i. Anna Freud, invece, sostiene che l'i. appare solo dopo l'avvenuta differenziazione dell'Io dal mondo esterno. Inoltre, in seguito all'azione reciproca dell'introiezione e della proiezione — processo corrispondente all'azione reciproca tra formazione del Super-Io e rapporto oggettuale — il bambino trova nel mondo esterno una confutazione alle proprie paure e, contemporaneamente, allevia la propria angoscia introiettando i propri oggetti reali buoni (1950).