Illusione

Illusione
Errore percettivo che deriva dalla trasformazione delle percezioni reali, nelle quali, ad esempio nella prospettiva di Jaspers, stimoli sensoriali esterni si combinano con elementi riprodotti in un'unità tale che quelli prodotti non si possono distinguere da quelli riprodotti. Più che un errore di identificazione si ha un'errata interpretazione dell'oggetto, come prodotto inadeguato dell'integrazione tra i dati sensoriali e quelli psicologici soggettivi. Si riscontra in vari stati della vita psichica, sia normali sia patologici. Si distinguono: 1) i. fisiologiche da disattenzione o integrative. Compaiono quando il dato percettivo non è sufficientemente strutturato, o risulta incompleto a causa di un'attenzione di breve durata. Gli stimoli sensoriali esterni vengono così completati, come quando si legge un testo e non ci si accorge degli errori di stampa perché vengono corretti secondo il significato del contesto. Oltre che nel soggetto normale o in stato di affaticamento, si ritrovano in tutte le condizioni in cui si abbia riduzione delle capacità attentive, come stati confusionali, assunzione di droghe o alcol, demenze, oligofrenie; 2) i. olotimiche o affettive. Risultano comprensibili in base al contenuto emozionale, che orienta l'aspettativa verso specifici contenuti percettivi. Esempio è l'identificazione errata di una persona attesa in una folla o il riconoscimento di un possibile aggressore in un'ombra. A parità di entità dell'alterazione emozionale, la comparsa di fenomeni illusionali è più probabile quando il dato percettivo è meno strutturato (scarsa illuminazione, ridotta stimolazione acustica); 3) pareidolie. In assenza di dinamismi affettivi o disattentivi, l'attività fantastica crea, a partire da impressioni sensoriali incomplete, formazioni illusorie nitide e col carattere della corporeità (vedere figure di animali nelle nuvole, o disegni precisi nelle crepe del muro). Non rivestono significato patologico e sono tipiche dei bambini e dei soggetti con molta fantasia.