Identificazione

Identificazione
Concetto psicoanalitico che designa il processo attraverso cui un individuo assume una o più caratteristiche di un altro soggetto, modificandosi parzialmente o totalmente.
1) Psicoanalisi classica. Sigmund Freud considera l'i. come la forma più originaria del legame affettivo con l'oggetto, attribuendole un ruolo centrale nella formazione della personalità del soggetto e nella sua successiva differenziazione. Freud individua un'i. primaria con l'oggetto amato, la madre, non ancora colto come diverso da sé, nella quale l'identità del soggetto è indistinta da quella degli oggetti. Tale processo si organizza precocemente e rappresenta una coptazione attraverso l'immaginario genitoriale, sin dall'origine della vita, creando un Io ideale concepito sul modello dell'altro. Nell'ambito della suddetta i. originaria, la gratificazione immediata e l'onnipotenza che la fusione consente devono allentarsi, per assumere una nuova forma organizzata dalle i. secondarie della conflittualità edipica, in cui il padre diviene modello e impedimento ai desideri di conquista del bambino e alle sue fantasie sessuali, che fa sì che le istanze psichiche si strutturino dando forma alla soggettività dell'individuo. L'esito favorevole è perciò quello che consente l'introiezione pulsionale e l'uscita dell'individuo dalla sfera dell'immaginario, dell'assimilazione pulsionale dell'immagine dell'altro, visto che l'i. non è solo imitazione, ma anche differenziazione, connessa all'organizzazione di un ambito simbolico in cui si colloca il soggetto. L'i. secondaria, che è quella propriamente detta, risulta inoltre essere secondo Freud un meccanismo di difesa, nel momento in cui opera come riduttore della distanza tra sé e l'oggetto, favorendo la negazione di condotte di separazione da questi. Ciò è quanto si verifica nelle esperienze luttuose, ove l'i. consente all'oggetto di sopravvivere nell'Io dell'individuo. Anna Freud introduce il concetto di i. con l'aggressore, sostenendo che l'i. costituisce, di per sé, uno dei mezzi più potenti che l'Io ha a disposizione contro gli oggetti esterni capaci di provocare angoscia: Il bambino introietta alcuni dei caratteri dell'oggetto ansiogeno, assimilando così un'esperienza angosciante appena provata []. Assumendo il ruolo dell'aggressore e i suoi attributi o imitando la sua aggressione, il bambino si trasforma da minacciato in minacciante (1936). La Freud ritiene, inoltre, che tale meccanismo di difesa contribuisca in modo determinante alla formazione del Super-Io.
2) Teoria kleiniana. Melanie Klein (1932) tratta dell'i. come dell'essenziale capacità della madre di identificarsi con il suo bambino, di entrare in sintonia con lui, di vivere in un mondo a parte, a due, che è poi quanto le consente di comprendere i bisogni del figlio, rispondendovi adeguatamente. La Klein introduce così il fondamentale concetto di i. proiettiva, complementare all'i. introiettiva, che è il processo psichico attraverso cui il bambino può riprendere dentro di sé, e riconoscere come proprie, le parti proiettate sulla madre, elaborate e bonificate dal contenimento e dall'attenzione della stessa.
3) Teoria lacaniana. Lacan, distingue le i. immaginarie costitutive dell'io e l'i. simbolica fondatrice del soggetto. Il bambino, che in epoca prespeculare si vede come in frammenti, può poi assumere una certa immagine di sé percorrendo dei processi di i., ma affinché possa appropriarsi di quell'immagine, interiorizzandola, occorre che abbia un posto nel grande Altro (all'occorrenza incarnato dalla madre); condizione che, determinando un segno di riconoscimento, autentificherà il passaggio dal sei tu a un sono io.