Fenomenologia

Fenomenologia
Significa, secondo Heidegger, apofanei ta fainomena, cioè lasciare vedere da sé ciò che si mostra così come si mostra da sé. La f. rappresenta un movimento, un indirizzo della psichiatria in stretto legame con la filosofia, in particolare con l'esistenzialismo, capace di condurre epistemologicamente la psichiatria nella sfera delle scienze umane, inserendola in un'area ermeneutica posta tra le scienze della natura e le scienze del sociale. Sono presenti diversi aspetti: a) la fenomenologia soggettiva di Karl Jaspers, rifacentesi ai criteri di Dilthey, che è la dottrina dei fondamenti soggettivi della vita psichica (paradigma debole), come descritto nella Allgemeine Psychopathologie. Questa ha il compito di presentificarci chiaramente gli stati psichici come sono provati dai pazienti, di delimitarli, di distinguerli e di enunciarli. La psiche diviene essere nel proprio mondo. La f. di Jaspers è quindi un metodo, non una teoria. La delimitazione tra psicotico e non psicotico avviene attraverso la comprensibilità degli eventi della persona esaminata, che possono essere rivissuti o meno dall'esaminatore e, se incomprensibili, afferenti alla sfera dello psicotico. La soggettività dell'esaminatore e la sua capacità di rivivere-comprendere si ergono come barriera definitoria tra psicosi e non psicosi. b) La f. descrittiva nel senso di Edmund Husserl, caratteristicamente oggettiva, si rifà da un lato alla corrente daseinanalitica (heideggeriana) con Binswanger e, dall'altro, alla fenomenologia strutturale di von Gebsattel, Fischer, Minkowski e Straus, diretta a cogliere la struttura portante (assiale) delle manifestazioni psicopatologiche. c) L'analisi esistenziale di Ludwig Binswanger, secondo cui i disturbi psicopatologici sono disturbi della comunicazione e il principio fondamentale del metodo fenomenologico consiste nel limitare l'analisi a ciò che è realmente presente nella coscienza, cioè a ciò che è immanente alla coscienza. Il conoscere fenomenologico-daseinanalitico trova nella f. il metodo e nella condizione umana (Dasein, ovvero l'esserci) l'oggetto dell'analisi. La f. è, in tal senso, un metodo di ricerca che ha come oggetto la condizione umana. La Daseinanalyse si rifà al concetto fondamentale di Heidegger, il quale afferma che il pensiero e i modi di essere dell'uomo possono essere indagati soltanto a partire dall'a-priori della struttura fondamentale dell'esistenza come io-nel-mondo (Dasein = presenza). La struttura unitaria io-nel-mondo viene descritta in termini di spazialità, temporalità e corporalità. d) La f. di Minkowski, che utilizza l'intuizione come elemento del conoscere. Von Gebsattel si distingue per il rigore con cui porta innanzi il proprio discorso e per l'attenzione al tema del tempo. Straus sottolinea l'esperienza allucinatoria come una comunicazione distorta, disturbata. Edmund Husserl (f. descrittiva) introduce la nozione di Lebenswelt (mondo della vita). L'elemento mondo del Dasein troverebbe con la Lebenswelt la sua specificazione più approfondita nel senso che il primo termine di esso (l'Io) riconosce il secondo termine (il mondo) come sua appartenenza, mondo suo proprio, presenza allargata, sfera originaria, atmosfera di stato nascente. La f. oggettiva coglie quindi anche la destrutturazione psicotica come elemento comunicativo, come cifra, e a esso attribuisce un senso, un significato non condiviso, peraltro, né dalla f. soggettiva, che ritiene incomprensibile l'esperienza psicotica, né dalla psichiatria biologica, che assolutizza, in una raccolta puntuale di sintomi, la condizione clinica come patologico-altro-da-sé rispetto all'esaminatore.