Erikson, Erik H.

Erikson, Erik H.
Psicoanalista statunitense di origine tedesca (Francoforte, 1902 - Harwick, Massachussets, 1994). Dopo un'analisi con Anna Freud e un training formativo in psicoanalisi, si trasferisce a Boston, dove si occupa di psicoanalisi infantile e degli intrecci tra psicologia e antropologia (elabora uno studio comparato sulla psicologia infantile dei Sioux nel Sud Dakota). Docente all'università di Harvard, è considerato uno dei promotori del periodo postfreudiano per la sua teoria dello sviluppo psicosociale della personalità, in cui si tenta un ampliamento delle ipotesi freudiane sulla sessualità infantile. Il modello dello sviluppo di E. prevede otto fasi (rispetto alle cinque di Freud), che vanno dall'infanzia alla vecchiaia. La prima fase inizia con la nascita ed è centrata sull'acquisizione di una fiducia di base e della sua controparte, la sfiducia di base: entrambe sono necessarie ai fini dello sviluppo, poiché andranno successivamente integrate. La fiducia di base viene acquisita grazie alle continue esperienze positive (sopratutto di tipo sensoriale: accadimento, carezze, suono della voce) garantite dalla figura materna. Gli elementi negativi, derivanti ad esempio dalle provvisorie assenze della madre, possono essere sopportati proprio grazie all'acquisita fiducia di base. La seconda fase corrisponde più o meno a quella anale dello sviluppo psico-sessuale di Freud. Si tratta di un periodo caratterizzato dal controllo e dalla disciplina che il bambino comincia a sperimentare su se stesso: apprende progressivamente a sottoporre i propri bisogni e desideri al principio di realtà, limitando il proprio egocentrismo di base e iniziando a percepire psicologicamente la presenza degli altri. È in questa fase che nascono la coscienza etica, i sensi di autocontrollo, di volontà e di autonomia. La terza fase è quella propriamente psicosociale. L'autocontrollo e la volontà si rafforzano: l'attività principale del bambino, a questa età, è il gioco. In questo il bambino sperimenta le proprie abilità cognitive e manuali, impara a conoscere la realtà, sperimenta processi imitativi e di identificazione nei conforti dei compagni: tutto ciò che E. definisce iniziativa. Nasce, però, anche il senso di colpa: il bambino sente che per raggiungere i propri fini può potenzialmente utilizzare qualsiasi mezzo, anche l'aggressività. La quarta fase corrisponde al periodo di latenza dello sviluppo psico-sessuale freudiano. Emerge qui una prima forma di senso di competenza e di efficacia. Si tratta di uno stadio in cui il bambino inizia ad impegnare le proprie energie in compiti più maturi, rispetto a quelli sostanzialmente ludici della terza fase: attività scolastiche, sportive, artistiche, impegni che richiedono responsabilità diventano dominanti (E. compendia questo periodo con il termine industriosità). Siamo in un momento piuttosto delicato dello sviluppo: la sicurezza e la padronanza delle proprie capacità operative sarà, infatti, la premessa necessaria per il futuro sviluppo della competenza lavorativa. Disagi e conflitti in questa fase potrebbero, quindi, generare un sentimento di inferiorità nei confronti degli altri; si tratta di uno stadio in cui il bambino comincia a confrontarsi con tipologie di educazione formale, scolastica, istituzionale, trovandosi dunque costantemente esposto alle proprie reazioni emotive. La quinta fase è fondamentale nell'economia dello sviluppo psichico, sociale e cognitivo dell'individuo. Oltre ai profondi mutamenti biologici (sviluppo fisico e sessuale) l'adolescente si trova di fronte al problema psicologico di sviluppare un senso di identità stabile, molto diverso da quelli vissuti nelle fasi precedenti, più mutevoli e differenziati. Inizia cioè a prendere consapevolezza dei tratti fondamentali della propria personalità, delle proprie attitudini, dei desideri, delle aspirazioni, delle potenzialità ma anche dei propri limiti. La transizione dall'infanzia all'età adulta è, dunque, un momento complesso che vede la compresenza di due tendenze in lotta: una spinge verso un mondo adulto ancora sconosciuto, un'altra appare dominata dal rifiuto di abbandonare l'universo cognitivo e affettivo sicuro tipico dell'infanzia. L'adolescente rischia costantemente di disperdersi e di confondersi su chi veramente è. La crisi di identità nasce proprio dai suoi tentativi di superare questa confusione e questa ambivalenza per lasciare libero spazio alla propria personalità, con le caratteristiche di stabilità, di coerenza e di unicità rispetto agli altri. È in questa fase che si genera, problematicamente, il senso di aderenza ai propri schemi fondamentali di riferimento che si concretizza lungo fasi conflittuali come l'ossessione delle mode, l'adesione a forme ideologiche contrastanti, l'appartenenza a gruppi di coetanei fortemente coesi che confermino l'adeguatezza dei propri valori, ma anche l'idealizzazione dei sentimenti affettivi e amorosi, spesso vissuti in modo conflittuale. Con la sesta fase ha inizio l'età adulta propriamente detta. Il cardine è ancora una volta la dimensione affettiva-amorosa. Mentre nell'infanzia e nell'adolescenza tale dimensione viene però vissuta come una sorta di bisogno indifferenziato, in questa fase determina una condizione psichica più matura: le relazioni sociali, sessuali e di amicizia appaiono come scelte di legare la propria individualità a quella di altre persone. L'amore viene dunque inteso come impegno nella relazione, come compartecipazione alle attività fondamentali della vita. Il rischio è nel fallimento dell'investimento emotivo nella ricerca dell'altro, cioè nell'isolamento affettivo e sentimentale. La settima fase segna il periodo della generatività. Siamo al momento della vita di individui adulti in cui si manifesta appieno la propria capacità produttiva (o anche creativa) nel campo lavorativo, nell'impegno sociale, nella cura della famiglia, compresa la nascita dei figli. Nel caso in cui la possibilità di generare (anche a livello simbolico) venisse impedita, c'è il rischio che la personalità regredisca e precipiti in una dimensione di impoverimento psichico: un blocco che E. definisce stagnazione. L'ottava fase, l'ultima, presuppone l'idea della personalità umana come un lungo processo evolutivo che si estende fino alla vecchiaia. In questa fase il polo conflittuale è rappresentato dalle dimensioni dell'integrità e della disperazione. Nella vecchiaia giunge infatti il momento della riflessione sulla propria esistenza, del bilancio su ciò che si è realizzato. È un periodo che può prevedere un'affermazione finale della propria individualità, caratterizzata dal senso integrità, oppure generare un senso di fallimento e rimpianto (disperazione).