Disturbo schizoide
Disturbo schizoide
Compare come disturbo di personalit à sin dalla prima edizione del DSM. Dalla terza edizione ne viene effettuata una ridefinizione delle caratteristiche diagnostiche e da esso vengono scorporati il disturbo schizotipico e il disturbo evitante di personalit à. Il DSM-IV-R lo delinea descrivendone la modalit à pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di esperienze e di espressioni emotive nei contesti interpersonali. L'individuo, quasi sempre, sceglie attivit à solitarie, non prova piacere nelle relazioni strette, incluso il far parte di una famiglia, non ha amici stretti, tranne forse uno solo, dimostra interesse scarso o nullo per le esperienze sessuali con un'altra persona, sembra indifferente a lodi e critiche, mostra freddezza emotiva, distacco o appiattimento affettivo. L'esordio è nella prima et à adulta. Nelle prime due edizioni del DSM, tra i criteri diagnostici, viene compresa anche l'eccentricit à, criterio che dalla terza edizione in poi viene attribuito alla personalit à schizotipica. L'utilizzo del termine schizoide nel corso della storia riflette la mancanza di una differenziazione dal disturbo schizotipico, per cui i quadri descritti sono definiti dalle caratteristiche di quelli che dal 1980 sono due distinti disturbi di personalit à. Il termine è stato coniato da Bleuler nel 1908 per indicare individui sia prima dell'esordio sia nella fase residua della schizofrenia, nonch é tratti presenti in alcuni familiari di schizofrenici. Kretschmer (1921) con tale termine indicava la personalit à prepsicotica dello schizofrenico che sarebbe articolata nella cosiddetta proporzione psicoestesica, rappresentata da due tendenze antinomiche che agiscono in modo inconciliabile: l'iperestesia e l'anestesia affettiva. Il movimento psicoanalitico ha sempre utilizzato il termine in un'accezione pi ù ampia, comprendendo anche disturbi oggi classificati separatamente. Gli studi sulla psicodinamica del d.s. provengono per lo pi ù da autori della scuola kleiniana. Secondo Klein, il quadro clinico caratterizzato dai sintomi di isolamento sociale, freddezza emotiva, tendenza a percepire l'ambiente come ostile, sarebbe il frutto di una fissazione patologica alla posizione schizoparanoide con utilizzo dei meccanismi di scissione. Balint e Guntrip, teorici britannici delle relazioni oggettuali, hanno sottolineato la responsabilit à dell'ambiente e delle inadeguate cure materne nella genesi del disturbo. L'individuo nutrirebbe dubbi sull'autenticit à del proprio S é e avvertirebbe un senso di non appartenenza, risultando incapace di coinvolgersi in reali rapporti affettivi. Poich é la decisione di non relazionarsi relega l'individuo nella solitudine, esiste sovente un compromesso schizoide in cui il paziente si aggrappa agli altri e simultaneamente li respinge. La distinzione dal disturbo evitante di personalit à è stata effettuata sulla base delle considerazioni di Millon, secondo il quale il d.s. era caratterizzato da un deficit e il disturbo evitante da un conflitto, ma diversi studi hanno dimostrato la discutibilit à dell'ipotesi. Il lavoro psicoanalitico suggerirebbe l'esistenza di sentimenti e passioni verso gli altri, congelati, per ò, sul piano evolutivo a uno stadio precoce di relazione. Fairbairn (1954) ha considerato il ritiro schizoide come una difesa contro un conflitto tra il desiderio di entrare in relazione con gli altri e la paura che il proprio bisogno possa danneggiare gli altri. Dal punto di vista terapeutico, scarsa indicazione trovano i farmaci antipsicotici, se non in caso di episodi psicotici. L'approccio psicoterapeutico mirerebbe, come per il disturbo schizotipico, all'introiezione di una buona relazione terapeutica piuttosto che all'interpretazione del conflitto.