Corpo

Corpo
Il c. viene inteso come una delimitata porzione di materia di massa e volume determinabile. Nella storia della filosofia, il problema mente-corpo ha riguardato la relazione e l'integrazione del funzionamento del corpo con i processi mentali in quanto ontologicamente diversi da esso (dualismo cartesiano, o delle sostanze) o possedenti proprietà differenti (dualismo delle proprietà). Nelle scienze cognitive classiche, dominate dalla metafora mente-computer e da un approccio funzionalista-computazionale allo studio della mente, lo studio del c. inteso come substrato delle funzioni cognitive è stato a lungo trascurato, tornando negli ultimi vent'anni al centro dell'interesse psicologico grazie alla convergenza, interna alle scienze cognitive denominate post-classiche, di ambiti di ricerca differenti, tra cui le neuroscienze cognitive, le reti neurali artificiali e la nuova robotica. In quanto fondamento della cognizione (si parla, in questo senso, di embodiment o embodied cognition), lo studio del c. si sta rivelando sempre più indispensabile per comprendere i processi cognitivi. Alcuni tra i maggiori apporti teorici che hanno prodotto tale interesse, in psicologia, per l'indagine relativa alla corporeità, sono: a) la teoria freudiana delle pulsioni; b) la fenomenologia; c) lo studio dello schema corporeo; d) la bioenergetica; e) la tipologia costituzionalista.
a) Nella teoria freudiana delle pulsioni il c. è inteso come luogo d'origine delle rappresentazioni su cui la psiche lavora. La pulsione nasce da una stimolazione corporea cui non ci si può sottrarre (fonte) e diviene la spinta costante verso un obiettivo (meta), corrispondente al soddisfacimento dello stato di eccitamento corporeo. Nel caso di un mancato o impossibile soddisfacimento della pulsione, questa può dare origine a conflitti psichici che, a livello corporeo, possono essere convertiti in sintomi somatici. La compiacenza somatica è la predisposizione corporea a tale trasposizione somatica.
b) Nell'approccio fenomenologico, a partire dalle teorizzazioni Husserl, viene operata una distinzione tra c. fisico (Krper) e c. vissuto (Leib): il primo è il c. come oggetto di conoscenza scientifica, un corpo-oggetto; il secondo è l'organismo vivente, che esperisce e che nell'esperienza costituisce il proprio mondo. Merleau-Ponty scriveva in proposito: Il corpo è il nostro mezzo per avere un mondo, e ancora: Io sono il mio corpo, volendo significare che il c. ha un ruolo centrale nel processo di acquisizione dell'identità e, più precisamente: non abbiamo il corpo ma siamo il corpo (Fenomenologia della Percezione, 1945). In anni recenti si è inaugurato un programma di ricerca interdisciplinare volto alla naturalizzazione della fenomenologia, che vede nell'integrazione tra l'approccio fenomenologico e le scienze cognitive la via per superare il problema mente-corpo e per studiare la mente a partire dal c. In questa prospettiva, il c. assume una duplice valenza: in quanto struttura fisica (Krper), può essere studiato come substrato fondante la cognizione; in quanto c. vissuto (Leib), le soggettive esperienze senso-motorie vanno ad integrare e ad interagire con la struttura fisica per dare origine ai processi cognitivi. L'unione tra struttura fisica, corpo vissuto e mondo costituito e intenzionato dall'esperienza soggettiva diviene dunque l'oggetto di studio di questo nuovo modo d'intendere la cognizione. Nella psichiatria ad orientamento fenomenologico, inoltre, l'analisi delle patologie psichiche viene operata a partire dalle soggettive modalità di strutturazione del mondo.
c) Per schema corporeo (Schilder) s'intende la rappresentazione che ognuno ha del proprio c. (immagine corporea) e della posizione del proprio c. nello spazio (modello posturale del c.; Head). Esso non si presenta solo come una serie di percezioni e sensazioni, ma è una costruzione attiva di modelli e schemi, è dunque una costruzione dinamica operata a partire dall'acquisizione di percezioni senso-motorie, spaziali e temporali, sin dalle prime fasi di vita, e che si affina nel corso del tempo fino a divenire compiuto verso i 12 anni di età, rimanendo (grazie alla notevole plasticità cerebrale) sempre modificabile in occasione di sopraggiunti deficit corporei. Nella definizione di Schidler, lo schema corporeo è un processo dinamico legato ad investimenti libidico-narcisistici ed oggettuali: la componente libidica, ad esempio, porterebbe a conferire rilevanza alla costruzione di schemi inerenti le zone erogene. Anche la socializzazione, tramite processi di identificazione e imitazione di modelli culturali o genitoriali, o tramite confronti con le immagini corporee altrui, apporta informazioni rilevanti durante la costituzione del proprio schema corporeo. Tra le patologie psicotiche concernenti lo schema corporeo vi è la dissociazione, ovvero il mancato riconoscimento di una parte del c. come propria. In tali casi di disgregazione dell'unità dell'immagine corporea, i pazienti proiettano la parte del c. dissociata fuori di sé, come fantasma; l'intervento psicoterapeutico dovrà dunque mirare a ristabilire la relazione con la parte rifiutata, reintegrandola nello schema corporeo. Nei casi di nevrosi che coinvolgono lo schema corporeo, i pazienti giungono a deformare tale schema: in questi casi, la psicoanalisi dovrà avere come scopo la riorganizzazione dinamica di uno schema sbagliato.
d) La bioenergetica è una tecnica d'integrazione psicofisica che mira, attraverso la consapevolezza del proprio c. e dei propri movimenti, a ristabilire i giusti legami tra tensione muscolare e risposta emotiva ed a superare, tramite esercizi fisici, massaggi e tecniche di respirazione uniti ad un'analisi caratteriale, eventuali blocchi energetici ed emotivi. In questo contesto, lo studio dell'espressione corporea di stati psicologici e di meccanismi difensivi è dunque fondamentale. La tecnica bioenergetica è stata elaborata da Reich, neuropsichiatra allievo di Freud, e poi sviluppata da Lowen a partire dall'ipotesi di una corrispondenza tra atteggiamento corporeo-muscolare e stato emotivo.
e) Secondo Kretschmer è possibili suddividere gli individui in categorie caratteriali — predisposte ad alcuni tipi di malattia mentale — studiandone la conformazione corporea. A partire dall'osservazione di personalità patologiche e dai relativi indici morfologici, propose quindi quattro tipi di categorie: tipo picnico-ciclotimico, tipo leptosomico-schizotimico, tipo atletico-vischioso, tipo displasico.