Controllo degli impulsi

Controllo degli impulsi [disturbi del]
Secondo la classificazione del DSM-IV-R, è l'incapacità di resistere a un impulso, a un desiderio impellente o alla tentazione di compiere un'azione pericolosa per sé o per gli altri. Il soggetto avverte solitamente una sensazione crescente di tensione o di eccitamento prima di compiere l'azione, seguita da piacere, gratificazione, sollievo durante l'azione e riprovazione, rimorso, senso di colpa o meno dopo l'azione stessa. Vanno distinti dal deficit di c. degli impulsi presente in altri disturbi mentali (ad es.: disturbo antisociale di personalità, disturbo borderline di personalità, schizofrenia, disturbo dell'umore, disturbo della condotta etc.).
I disturbi del c. degli impulsi sono rappresentati da: disturbo esplosivo intermittente, cleptomania, piromania, gioco d'azzardo patologico, tricotillomania e disturbo da c. degli impulsi non altrimenti specificato.
1) Disturbo esplosivo intermittente. Caratterizzato dal verificarsi di saltuari episodi di impulsi aggressivi, con azioni aggressive o distruzione della proprietà, spropositati rispetto a situazioni ambientali stressanti o provocazioni. Tali episodi non sono dovuti a un altro disturbo mentale (ad es.: disturbo borderline di personalità, episodio maniacale etc.), agli effetti diretti di una sostanza (farmaco o sostanza d'abuso) o di una condizione medica generale (ad es.: trauma cranico, morbo di Alzheimer). Il comportamento esplosivo è preceduto da una sensazione di tensione-eccitamento e seguito da un senso di sollievo. Il soggetto può sentirsi imbarazzato, dispiaciuto o in preda al rimorso per l'episodio. Possono essere presenti tratti di personalità aggressiva tra un episodio e l'altro e tratti narcisistici, ossessivi, paranoidi e schizoidi. La presenza di stress associata a questi tratti può esacerbare gli episodi. All'esame clinico e strumentale possono emergere reperti elettroencefalografici aspecifici (ad es., rallentamento) o anomalie alla valutazione neuropsicologica, così come asimmetrie nei riflessi, difficoltà nel linguaggio e anamnesi di un pregresso trauma cranico (che però viene escluso come origine diretta del comportamento). Dal punto di vista transculturale, soprattutto nel Sud-Est asiatico, viene descritto un quadro caratterizzato da comportamento violento, acuto e irrefrenabile, di cui il soggetto asserisce amnesia, definito amok.
2) Cleptomania. Condizione infrequente, definita dalla ricorrente incapacità di resistere all'impulso di rubare oggetti, anche se non motivato dall'uso personale o dal valore economico. Prima del furto il soggetto prova un senso di tensione, dopo il gesto prova piacere, gratificazione o sollievo. Il gesto non viene commesso per rabbia, vendetta, ribellione, sfida, atto di passaggio adolescenziale o sotto la spinta di delirio o allucinazione e non è meglio attribuibile a un altro disturbo mentale. Non viene di solito programmato e viene compiuto senza assistenza o aiuto da parte di altri. L'impulso a rubare viene vissuto come egodistonico. Il soggetto è consapevole dell'erroneità del gesto. Possono esservi timore dell'arresto, depressione, sentimenti di colpa, tendenza all'isolamento (Sarasalo, 1996). Il decorso è cronico, intermittente, saltuario.
3) Piromania. Presenza di episodi multipli di appiccamento deliberato o intenzionale di incendi. È presente tensione o eccitamento emotivo prima dell'atto. I soggetti possono essere affascinati, incuriositi, attratti dal fuoco o dai suoi contesti situazionali (ad es., attrezzature dei Vigili del Fuoco). Sono spesso osservatori di incendi, lanciano falsi allarmi, provano gratificazione quando causano l'incendio o ne osservano uno. Deve essere esclusa la causa secondaria del disturbo (altro disturbo mentale, attività criminosa, vendetta, intossicazione da sostanze etc.). È probabile che il gesto venga preparato nei dettagli. Il soggetto può essere indifferente alle conseguenze del suo atto. La piromania insorge più tipicamente nei maschi, specie quelli con difficoltà sociali e di apprendimento.
4) Gioco d'azzardo patologico. Comportamento persistente, ricorrente, maladattativo di gioco d'azzardo che compromette le attività personali, familiari o lavorative. Deve essere distinto dal comportamento derivante dall'episodio maniacale. Il soggetto può essere totalmente assorbito dal gioco. Vengono spesso ricercate l'eccitazione e l'euforia ancora più dei soldi. Le scommesse progressivamente più ingenti possono essere dovute allo scopo di produrre tale stato. Caratteristicamente, il soggetto continua a giocare nonostante ripetuti sforzi per controllare, ridurre o interrompere il comportamento, con comparsa di ansia e irrequietezza quando si tenta di interromperlo. Il soggetto può giocare per alleviare sentimenti disforici, di ansia, depressione, impotenza, colpa. Date le continue perdite economiche, vi è una ricerca spasmodica di recupero a lungo termine delle stesse e può essere presente una condotta menzognera sulla loro entità. Tale comportamento può compromettere marcatamente l'andamento lavorativo, relazionale e familiare. Il soggetto può fuggire improvvisamente da una situazione familiare che investe dei propri debiti qualora tale situazione divenga insostenibile. Possono essere presenti distorsioni cognitive. Molti soggetti indicano il denaro come la causa e la soluzione di tutti i problemi. Sono spesso individui molto competitivi, irrequieti, che si annoiano facilmente, eccessivamente preoccupati dell'approvazione degli altri e generosi sino alla stravaganza. Quando non giocano sono grandi lavoratori. Nel 20% dei casi è presente un tentativo di suicidio. Il 30% è rappresentato da donne. Nella maggior parte dei casi l'esordio è insidioso. Spesso il passaggio da una situazione di gioco socialmente accettato a una forma patologica è scatenato da una maggiore esposizione al gioco d'azzardo o da un fattore stressante. Preliminari studi neurobiologici evidenziano una disfunzione del sistema serotoninergico e inseriscono il gioco d'azzardo patologico nello spettro ossessivo-compulsivo e suggeriscono il possibile impiego, all'interno di un contesto psicoterapeutico, di farmaci antidepressivi che incrementino il tono serotoninergico (ad es.: clomipramina, SSRI)
5) Tricotillomania. Strappamento ricorrente di peli e capelli che ne causa notevole perdita in qualunque regione del corpo. Le circostanze stressanti aumentano il comportamento. Il gesto viene preceduto da un senso di tensione o prurito locale e seguito da un senso di sollievo o gratificazione. Deve essere distinta da cause dermatologiche, mediche o dalla presenza di altri disturbi mentali. Sono caratteristicamente presenti disagio e compromissione del funzionamento sociale, lavorativo e relazionale. Spesso il problema viene negato. I prelievi bioptici dei capelli (spezzati) possono essere utili a confermare la diagnosi. Fa parte della serie dei disturbi inseriti nello spettro ossessivo-compulsivo.