Bandura, Albert

Bandura, Albert
Psicologo canadese (Mandure, Alberta del Nord, 1925). I suoi contributi alla psicologia moderna toccano vari temi: a) l'apprendimento per imitazione; b) le condotte aggressive e il disimpegno morale; c) l'efficacia personale percepita; d) il determinismo triadico reciproco; e) l'efficacia collettiva.
A) Gli studi sull'imitazione hanno posto in rilievo che l'apprendimento per questa via non è semplice copiatura né semplice ripetizione di un modello, ma elaborazione attiva e riorganizzazione messe in atto da un apparato mentale. Dalla condotta del modello l'osservatore estrae regole, fa congetture sulla replicabilità e modificabilità della condotta stessa, decide cosa mettere in memoria e cosa tradurre in comportamento. Imitare comporta, quindi, il ricorso a una serie di funzioni tra loro integrate: attenzione, selezione, memoria, pensiero, anticipazione, decisione, azione. Gli attuali studi nel campo delle neuroscienze confermano il ricorso a meccanismi di elaborazione complessa attiva già a livello neuronale.
B) Gli studi su condotte aggressive e disimpegno morale hanno posto in rilievo sia il ruolo degli standard interni nella guida e nella monitorizzazione della condotta, sia l'influenza che l'ambiente sociale esercita su questi standard per promuovere comportamenti prosociali e antisociali. La condotta aggressiva è così sottratta a ogni spiegazione essenzialistica in termini di istinti o di meccanismi di reazione preformati, che ne costituirebbero e ne regolerebbero le manifestazioni. Il comportamento morale, a sua volta, è sottratto a ogni spiegazione teleologica in termini di stadi e di mete, per essere consegnato allo studio dei processi tramite i quali l'attore si autoapprova o si autoassolve; processi che consentono anche a individui appartenenti a culture avanzate di compiere crimini efferati, e a intelligenze evolute di violare la norma morale restando in pace con la propria coscienza.
C) Gli studi sull'efficacia personale percepita hanno posto in rilievo le proprietà di autoriflessione e di autoregolazione della mente umana. La persona umana è capace di simbolizzare, di vicariare l'esperienza diretta, di fare previsioni, di riflettere su se stessa e di autoregolarsi. La capacità di autoriflessione consente alla persona di analizzare le proprie esperienze, di riflettere sui propri processi di pensiero, di generare nuove capacità di pensiero e di azione agendo intenzionalmente su se stessa. La capacità di autoregolazione consente di dirigere e di motivare se stessi mediante obiettivi e incentivi, in accordo con standard interni, restando autonomi rispetto a ogni altra agenzia esterna. Il senso di efficacia personale (o autoefficacia percepita) è appunto l'espressione di un sistema autoreferenziale e autoregolato che guida la condotta, orienta il rapporto della persona con l'ambiente e pone le condizioni per lo sviluppo di nuove esperienze e capacità. L'esser convinti della propria capacità di dominare gli eventi svolge, dunque, un ruolo fondamentale nell'influire sui comportamenti delle persone, sui loro pensieri e sulle loro reazioni emotive. Si tratta di convinzioni cui un individuo arriva sulla base dell'esperienza, ma che una volta formate causano l'esperienza.
D) Il determinismo triadico percepito costituisce un nuovo paradigma per lo studio della personalità. Risolve la controversia tra personologi e situazionisti, ed estende le prospettive del moderno interazionismo dinamico assegnando alla condotta — nelle interazioni multiple che sostengono il funzionamento e lo sviluppo della personalità un ruolo di importanza pari a quella delle strutture individuali e dell'ambiente. È una tipica proprietà umana quella di agire positivamente nel mondo e di utilizzare l'esperienza grazie a capacità di simbolizzazione, di apprendimento vicario, di autoregolazione, di autoriflessione e di comunicazione simbolica; tali facoltà sottraggono la spiegazione del comportamento all'azione esclusiva di determinanti interne oppure di pressioni sociali esterne.
E) Il senso di efficacia collettiva allarga la prospettiva dello psicologo dalla sfera individuale a quella sociale, che tanta parte esercita nell'improntarla e nel precluderne le possibilità di crescita. Ciò che le persone sono e diventano riflette, infatti, in larga misura, l'ambiente in cui crescono e vivono. L'ambiente predispone i modelli, fissa gli standard, distribuisce le risorse e sanziona o premia le condotte. Tutto ciò si pone, evidentemente, alla base del senso di efficacia personale dell'individuo e ne condiziona le espressioni. Inoltre, l'azione dell'ambiente sociale si riflette anche nel senso di efficacia collettiva che è patrimonio di ciascuna persona come di tutta la comunità; una volta formatosi concorre inevitabilmente a moderare l'influenza che l'ambiente sociale esercita sui singoli, e quella che i singoli e i gruppi possono esercitare su di esso. È fondamentalmente un senso condiviso di efficacia collettiva che può riconsegnare agli individui, ai gruppi e alla società la possibilità di essere arbitri del proprio destino.
Dalla teoria dell'apprendimento sociale alla teoria sociale cognitiva non vi è dunque rottura di continuità, ma una costante e coerente progressione dell'elaborazione teorica sulla base dei riscontri forniti dalla ricerca empirica, sperimentale e correlazionale. Il cambiamento di prospettiva è sempre preparato e giustificato dall'accumulo di conoscenza; viene così superato il determinismo comportamentista, e si afferma un nuovo paradigma che riconosce nella mente un apparato eminentemente proattivo. L'elemento che unifica le diverse tematiche affrontate è la connotazione sociale; questa contraddistingue il pensiero di B. anzitutto dalla teoria dell'apprendimento tradizionale, quindi da larga parte del nuovo cognitivismo.