Televisione senza frontiere

Televisione senza frontiere Direttiva 3 ottobre 1989, n. 89/552/CEE; Direttiva 30 giugno 1997 n. 97/36/CE

È l’espressione con cui è ormai comunemente nota una direttiva (v.) del 1989, entrata in vigore nell’ottobre 1991, sulla libertà di diffusione delle trasmissioni televisive all’interno degli Stati membri.
L’obiettivo principale della direttiva è quello di costituire un quadro giuridico per l’armonizzazione (v. Armonizzazione comunitaria) delle legislazioni nazionali, rimuovendo tutti gli ostacoli alla libertà di ricezione delle trasmissioni televisive provenienti dagli altri Stati membri, con la possibilità poi per le stesse di essere ritrasmesse nei singoli Stati comunitari
Le deroghe, prevedendo la facoltà degli Stati di opporsi alla ritrasmissione, sono ammesse in determinate e rigide condizioni e sotto l’esclusivo controllo della Commissione: in particolare, nel caso in cui i programmi possono minacciare l’equilibrio fisico, mentale o morale dei minori o ancora possono violare i principi dell’eguaglianza di sesso, razza, religione o nazionalità.
La parte essenziale della direttiva riguarda soprattutto la realizzazione dello sviluppo delle opere europee, intendendo con tale termine le opere cinematografiche che sono prodotte dalla Comunità o dagli Stati parti della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla televisione transfrontaliera o le opere di paesi terzi europei che hanno concluso con l’Unione europea particolari accordi nel settore audiovisivo (v.). L’obiettivo è creare offrire nuove opportunità per talenti creativi nonché per professioni e lavoratori del settore culturale.
Inoltre viene posto l’accento sull’importanza della disciplina pubblicitaria sottoposta a norme e criteri specifici, vietando gli spot pubblicitari di determinate categorie di prodotti (medicinali, sigarette e altri prodotti di tabacco) e si sottolinea la necessità di stabilire regole precise nel settore delle sponsorizzazioni per il finanziamento dei programmi televisivi.