Serpente monetario
Serpente monetario
Sistema comunitario di cambio creato nel 1972 con lo scopo di assicurare un’area di stabilità monetaria al’interno della Comunità europea.
Le origini del sistema sono da ricercarsi negli eventi che seguirono le decisioni del governo americano dell’agosto 1971 in merito alla sospensione della convertibilità del dollaro, della sua svalutazione e della soprattassa del 10% sulle importazioni.
Per effetto di tali decisioni la politica agricola comune (v. PAC) ed il principio stesso di unione economica e monetaria (v. UEM) sembravano essere compromessi a seguito della fine del sistema di cambi fissi (v.) in vigore fin dal dopoguerra.
Il Consiglio adottava il 21 marzo 1972 una risoluzione (v.) sui primi elementi concreti di autonomia e di solidarietà monetaria di una Comunità ben presto allargata a nove membri.
I punti principali di tale risoluzione consistevano nel rafforzamento delle procedure di consultazione preventiva, nell’accordo di principio sulla creazione di un Fondo di sviluppo regionale (v. FESR) e nell’invito alle banche centrali di ridurre progressivamente i margini di fluttuazione tra le monete europee. Tale margine non poteva superare il 2,25%. Nella risoluzione venivano elencate in dettaglio le modalità tecniche della gestione dei tassi di cambio.
Tale accordo, noto con il nome di serpente monetario non durò a lungo. Il Regno Unito e l’Irlanda infatti ne uscirono il 22 giugno dello stesso anno, seguiti dall’Italia nel febbraio 1973 e della Francia nel 1974 (v. Serpente monetario fuori del tunnel).
In realtà l’insufficiente coordinamento delle politiche economiche, i progressi troppo limitati nei settori dell’armonizzazione fiscale (v.), della liberalizzazione dei movimenti di capitale e delle politiche strutturali complicarono il funzionamento dei meccanismi concordati.
Soltanto nel 1979, dopo il superamento dei due shock petroliferi, il miglioramento della situazione economica dell’intera Comunità rese possibile l’introduzione del Sistema monetario europeo (v. SME).
Sistema comunitario di cambio creato nel 1972 con lo scopo di assicurare un’area di stabilità monetaria al’interno della Comunità europea.
Le origini del sistema sono da ricercarsi negli eventi che seguirono le decisioni del governo americano dell’agosto 1971 in merito alla sospensione della convertibilità del dollaro, della sua svalutazione e della soprattassa del 10% sulle importazioni.
Per effetto di tali decisioni la politica agricola comune (v. PAC) ed il principio stesso di unione economica e monetaria (v. UEM) sembravano essere compromessi a seguito della fine del sistema di cambi fissi (v.) in vigore fin dal dopoguerra.
Il Consiglio adottava il 21 marzo 1972 una risoluzione (v.) sui primi elementi concreti di autonomia e di solidarietà monetaria di una Comunità ben presto allargata a nove membri.
I punti principali di tale risoluzione consistevano nel rafforzamento delle procedure di consultazione preventiva, nell’accordo di principio sulla creazione di un Fondo di sviluppo regionale (v. FESR) e nell’invito alle banche centrali di ridurre progressivamente i margini di fluttuazione tra le monete europee. Tale margine non poteva superare il 2,25%. Nella risoluzione venivano elencate in dettaglio le modalità tecniche della gestione dei tassi di cambio.
Tale accordo, noto con il nome di serpente monetario non durò a lungo. Il Regno Unito e l’Irlanda infatti ne uscirono il 22 giugno dello stesso anno, seguiti dall’Italia nel febbraio 1973 e della Francia nel 1974 (v. Serpente monetario fuori del tunnel).
In realtà l’insufficiente coordinamento delle politiche economiche, i progressi troppo limitati nei settori dell’armonizzazione fiscale (v.), della liberalizzazione dei movimenti di capitale e delle politiche strutturali complicarono il funzionamento dei meccanismi concordati.
Soltanto nel 1979, dopo il superamento dei due shock petroliferi, il miglioramento della situazione economica dell’intera Comunità rese possibile l’introduzione del Sistema monetario europeo (v. SME).