Rapporto Vedel
Rapporto Vedel
Documento pubblicato nel 1972, su richiesta della Commissione europea, da un gruppo di lavoro guidato da George Vedel, un avvocato costituzionalista.
Il rapporto, oltre a contenere uno studio sulla situazione generale delle Comunità, si sofferma in particolare sulle conseguenze dell’ampliamento dei poteri del Parlamento europeo e del nuovo sistema di finanziamento della Comunità (v.). Il testo si divide in otto parti: metodi e criteri di scelta, la Comunità nel 1972, le istituzioni e le procedure attuali, l’ampliamento dei poteri del Parlamento europeo, le relazioni di quest’ultimo con i Parlamenti nazionali (v.), le elezioni del Parlamento europeo (v.), il dispositivo istituzionale comunitario, la realizzazione delle riforme proposte.
Secondo quanto messo in luce dai redattori del documento, le istituzioni della Comunità europea risultavano affette da deficit democratico (v.) e suggerivano al riguardo di risolvere il problema attraverso un ampliamento dei poteri legislativi del Parlamento europeo da attuarsi in due tempi:
— durante una prima fase il Parlamento doveva essere investito di un potere di codecisione (v. Procedura di codecisione), di consultazione (v. Procedura di consultazione) e di veto (v.) in alcune materie;
— durante una seconda fase il potere di codecisione doveva estendersi più o meno a tutte le materie di competenza comunitaria.
Per quel che riguarda l’elezione dei membri del Parlamento, gli autori del rapporto sostenevano la necessità di procedere ad una elezione a suffragio universale (v.) diretto, realizzatasi solo quattro anni più tardi, nel 1976, mentre per l’applicazione della procedura di codecisione bisogna attendere il Trattato di Maastricht del 1992.
Le proposte avanzate nel rapporto Vedel sono state più volte riprese nel corso degli anni, soprattutto nel rapporto Tindemans (v.) e nel rapporto dei tre saggi.
Documento pubblicato nel 1972, su richiesta della Commissione europea, da un gruppo di lavoro guidato da George Vedel, un avvocato costituzionalista.
Il rapporto, oltre a contenere uno studio sulla situazione generale delle Comunità, si sofferma in particolare sulle conseguenze dell’ampliamento dei poteri del Parlamento europeo e del nuovo sistema di finanziamento della Comunità (v.). Il testo si divide in otto parti: metodi e criteri di scelta, la Comunità nel 1972, le istituzioni e le procedure attuali, l’ampliamento dei poteri del Parlamento europeo, le relazioni di quest’ultimo con i Parlamenti nazionali (v.), le elezioni del Parlamento europeo (v.), il dispositivo istituzionale comunitario, la realizzazione delle riforme proposte.
Secondo quanto messo in luce dai redattori del documento, le istituzioni della Comunità europea risultavano affette da deficit democratico (v.) e suggerivano al riguardo di risolvere il problema attraverso un ampliamento dei poteri legislativi del Parlamento europeo da attuarsi in due tempi:
— durante una prima fase il Parlamento doveva essere investito di un potere di codecisione (v. Procedura di codecisione), di consultazione (v. Procedura di consultazione) e di veto (v.) in alcune materie;
— durante una seconda fase il potere di codecisione doveva estendersi più o meno a tutte le materie di competenza comunitaria.
Per quel che riguarda l’elezione dei membri del Parlamento, gli autori del rapporto sostenevano la necessità di procedere ad una elezione a suffragio universale (v.) diretto, realizzatasi solo quattro anni più tardi, nel 1976, mentre per l’applicazione della procedura di codecisione bisogna attendere il Trattato di Maastricht del 1992.
Le proposte avanzate nel rapporto Vedel sono state più volte riprese nel corso degli anni, soprattutto nel rapporto Tindemans (v.) e nel rapporto dei tre saggi.