PMI
PMI [Piccole e ;Medie Imprese] art. 157 Trattato CE; Raccomandazione CE 3 aprile 1996, n. 280
Secondo quanto stabilito dalla raccomandazione della Commissione n. 280 del 1996, le piccole e medie imprese, a differenza delle piccole imprese (v.) e delle microimprese (v.), sono quelle:
— aventi meno di 250 dipendenti. In questo modo si è cercato di selezionare quelle imprese che non hanno le strutture e le risorse necessarie per far fronte alla concorrenza comunitaria e internazionale;
— aventi o un fatturato annuo (vale a dire l’importo netto del volume d’affari) non superiore a 40 milioni di euro (v.) o un totale di bilancio (vale a dire l’attivo dello stato patrimoniale) annuo non superiore a 27 milioni di euro;
— indipendenti, ossia quelle che non sono controllate per oltre il 25% da aziende che non presentano le caratteristiche di piccole e medie imprese.
La determinazione di questi parametri è il risultato di un cammino istituzionale avviato dalla Commissione negli anni ’90 e volto a definire in modo uniforme su tutto il territorio comunitario (v.) i livelli dimensionali validi per la concessione di sovvenzioni (v.) o per l’attuazione di politiche comunitarie (v.); la stessa raccomandazione individua come destinatari gli Stati membri, la BEI (v.) e il FEI (v.).
La politica comunitaria in favore delle piccole e medie imprese ha assunto solo a partire dagli anni ’80 un certo rilievo formale. Le prime misure riguardavano:
— l’organizzazione dell’Anno europeo delle piccole e medie imprese (PMI) e dell’artigianato nel 1983, contenuta in una proposta del Parlamento;
— un programma d’azione nel giugno del 1986 basato sull’istituzione della task-force (v.) PMI che è stato adottato sotto forma di risoluzione dal Consiglio il cui obiettivo era quello di promuovere l’occupazione.
Una fase di grande impulso si ebbe nel 1989, a seguito dell’Atto unico europeo, quando la Comunità decise di destinare la maggior parte delle risorse alla politica delle imprese. Due sono state le azioni principali:
— la creazione della nuova direzione generale responsabile dell’attuazione di tale politica;
— la decisione del Consiglio, in data 28 luglio 1989, sul miglioramento del contesto aziendale e la promozione dello sviluppo delle imprese in particolare delle piccole e medie imprese nella Comunità.
In seguito, con l’adozione del Trattato di Maastricht è stata introdotta una nuova e più specifica base giuridica per la politica delle imprese finalizzando l’azione della Comunità e degli Stati membri a promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e allo sviluppo delle imprese (nonché ad una loro cooperazione) di tutta la Comunità, in particolare le PMI (art. 157).
Un dato particolarmente rilevante è costituito dal fatto che nella Comunità la maggioranza delle imprese è costituito da imprese di piccola e media dimensione.
Presa coscienza della rilevanza che le PMI rivestono nell’ambito del mercato unico (v.), sono state realizzate reti di informazione ed assistenza fra cui:
— gli Eurosportelli (v. EIC), volti a fornire informazioni sulle varie attività della Comunità europea;
— i BC NET (v.), rete informatizzata volta ad individuare e segnalare le opportunità che si offrono per la cooperazione tra imprese, ricercando ed individuando partner;
— i BRE (v.), strumento simile al precedente da cui si differenzia per la non riservatezza delle proposte di collaborazione.
Fra le altre iniziative volte a favorire la cooperazione fra imprese si ricorda l’Europartenariato (v.) e l’Interprise (v.). Il primo comporta l’individuazione di un’area in ritardo di sviluppo, per rimediare al quale occorrono una serie di interventi mirati. L’Interprise è molto simile al precedente, ma presenta un carattere più locale e più specifico quanto al campo di intervento.
Per quel che riguarda il finanziamento di progetti per lo sviluppo delle PMI, esso è da lungo tempo oggetto di interventi comunitari. Si va dai pacchetti di consulenza per interventi di ampliamento, come ad esempio i Business Innovation Center (v. BIC), oppure, per la creazione di imprese, a progetti di carattere più strettamente economico, fino a giungere all’intervento di fondi strutturali (v.), ed a quegli strumenti di finanziamento cui le imprese possono direttamente rivolgersi (azioni e programmi nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, dell’energia, del turismo, oltre agli interventi a favore dei paesi in via di sviluppo).
Altro strumento di sostegno alle imprese è il Fondo europeo per gli investimenti (v. FEI).
Le PMI sono protagoniste anche nelle gare ed appalti di forniture sia nei paesi firmatari delle convenzioni ACP (v.), che si concretizzano in interventi di cooperazione allo sviluppo, sia nei paesi che un tempo si inquadravano nel cd. blocco sovietico, cui va ad aggiungersi anche l’Albania e la ex Jugoslavia.
Il programma PHARE (v.) risponde proprio a queste finalità e si traduce nel finanziamento di azioni volte a determinare la ristrutturazione in campo economico.
Alla creazione di joint ventures con partner dei paesi dell’Europa centro-orientale (v. PECO), dell’America latina, dell’Asia, del Mediterraneo e del Sudafrica sono invece volti i programmi JOP (v.) e JEV (v.).
Secondo quanto stabilito dalla raccomandazione della Commissione n. 280 del 1996, le piccole e medie imprese, a differenza delle piccole imprese (v.) e delle microimprese (v.), sono quelle:
— aventi meno di 250 dipendenti. In questo modo si è cercato di selezionare quelle imprese che non hanno le strutture e le risorse necessarie per far fronte alla concorrenza comunitaria e internazionale;
— aventi o un fatturato annuo (vale a dire l’importo netto del volume d’affari) non superiore a 40 milioni di euro (v.) o un totale di bilancio (vale a dire l’attivo dello stato patrimoniale) annuo non superiore a 27 milioni di euro;
— indipendenti, ossia quelle che non sono controllate per oltre il 25% da aziende che non presentano le caratteristiche di piccole e medie imprese.
La determinazione di questi parametri è il risultato di un cammino istituzionale avviato dalla Commissione negli anni ’90 e volto a definire in modo uniforme su tutto il territorio comunitario (v.) i livelli dimensionali validi per la concessione di sovvenzioni (v.) o per l’attuazione di politiche comunitarie (v.); la stessa raccomandazione individua come destinatari gli Stati membri, la BEI (v.) e il FEI (v.).
La politica comunitaria in favore delle piccole e medie imprese ha assunto solo a partire dagli anni ’80 un certo rilievo formale. Le prime misure riguardavano:
— l’organizzazione dell’Anno europeo delle piccole e medie imprese (PMI) e dell’artigianato nel 1983, contenuta in una proposta del Parlamento;
— un programma d’azione nel giugno del 1986 basato sull’istituzione della task-force (v.) PMI che è stato adottato sotto forma di risoluzione dal Consiglio il cui obiettivo era quello di promuovere l’occupazione.
Una fase di grande impulso si ebbe nel 1989, a seguito dell’Atto unico europeo, quando la Comunità decise di destinare la maggior parte delle risorse alla politica delle imprese. Due sono state le azioni principali:
— la creazione della nuova direzione generale responsabile dell’attuazione di tale politica;
— la decisione del Consiglio, in data 28 luglio 1989, sul miglioramento del contesto aziendale e la promozione dello sviluppo delle imprese in particolare delle piccole e medie imprese nella Comunità.
In seguito, con l’adozione del Trattato di Maastricht è stata introdotta una nuova e più specifica base giuridica per la politica delle imprese finalizzando l’azione della Comunità e degli Stati membri a promuovere un ambiente favorevole all’iniziativa e allo sviluppo delle imprese (nonché ad una loro cooperazione) di tutta la Comunità, in particolare le PMI (art. 157).
Un dato particolarmente rilevante è costituito dal fatto che nella Comunità la maggioranza delle imprese è costituito da imprese di piccola e media dimensione.
Presa coscienza della rilevanza che le PMI rivestono nell’ambito del mercato unico (v.), sono state realizzate reti di informazione ed assistenza fra cui:
— gli Eurosportelli (v. EIC), volti a fornire informazioni sulle varie attività della Comunità europea;
— i BC NET (v.), rete informatizzata volta ad individuare e segnalare le opportunità che si offrono per la cooperazione tra imprese, ricercando ed individuando partner;
— i BRE (v.), strumento simile al precedente da cui si differenzia per la non riservatezza delle proposte di collaborazione.
Fra le altre iniziative volte a favorire la cooperazione fra imprese si ricorda l’Europartenariato (v.) e l’Interprise (v.). Il primo comporta l’individuazione di un’area in ritardo di sviluppo, per rimediare al quale occorrono una serie di interventi mirati. L’Interprise è molto simile al precedente, ma presenta un carattere più locale e più specifico quanto al campo di intervento.
Per quel che riguarda il finanziamento di progetti per lo sviluppo delle PMI, esso è da lungo tempo oggetto di interventi comunitari. Si va dai pacchetti di consulenza per interventi di ampliamento, come ad esempio i Business Innovation Center (v. BIC), oppure, per la creazione di imprese, a progetti di carattere più strettamente economico, fino a giungere all’intervento di fondi strutturali (v.), ed a quegli strumenti di finanziamento cui le imprese possono direttamente rivolgersi (azioni e programmi nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, dell’energia, del turismo, oltre agli interventi a favore dei paesi in via di sviluppo).
Altro strumento di sostegno alle imprese è il Fondo europeo per gli investimenti (v. FEI).
Le PMI sono protagoniste anche nelle gare ed appalti di forniture sia nei paesi firmatari delle convenzioni ACP (v.), che si concretizzano in interventi di cooperazione allo sviluppo, sia nei paesi che un tempo si inquadravano nel cd. blocco sovietico, cui va ad aggiungersi anche l’Albania e la ex Jugoslavia.
Il programma PHARE (v.) risponde proprio a queste finalità e si traduce nel finanziamento di azioni volte a determinare la ristrutturazione in campo economico.
Alla creazione di joint ventures con partner dei paesi dell’Europa centro-orientale (v. PECO), dell’America latina, dell’Asia, del Mediterraneo e del Sudafrica sono invece volti i programmi JOP (v.) e JEV (v.).